A pochi giorni dal G20, che si terrà a San Pietroburgo il 5 e 6 settembre, si mantiene alta la tensione tra Mosca e Washington sulla questione siriana. Il Cremlino rimane contrario all’intervento militare e ribadisce di non credere alle parole degli Stati Uniti, certi di avere trovato le prove dell’uso delle armi chimiche da parte del regime di Assad. “Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono né mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi”, ha detto il ministro degli Esteri Lavrov. Mentre dagli Stati Uniti John Kerry auspica che l’intransigenza della Russia non paralizzi la comunità internazionale. E scomoda nuovi riferimenti storici: dopo aver paragonato negli scorsi giorni Assad a Adolf Hitler, il segretario di Stato americano evoca la Conferenza di Monaco, in cui il mondo non seppe reagire all’espansionismo nazista. Immobilismo che portò poi allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Il premier italiano Enrico Letta, però, continua a dirsi fiducioso sulla possibilità di trovare un accordo: “Abbiamo importanti aspettative sul G20” e ci auguriamo che “la presidenza russa tenga conto del gesto di buona volontà del presidente Usa Obama“, ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo di augurarsi “ardentemente” che si faccia di tutto per “fare passi avanti verso una soluzione politica“. Fino ad allora, però, il presidente del Consiglio ribadisce la posizione dell’Italia, contraria a qualsiasi intervento senza l’ok dell’Onu: “Esistono delle direttive internazionali e non parteciperemo ad alcuna azione che non sia autorizzata dalle Nazioni Unite“. Anche se – specifica – “l’utilizzo di armi chimiche non deve restare impunito“.

Cresce anche il timore del Vaticano che, dopo le dure parole di papa Bergoglio durante l’Angelus, ribadisce per voce di monsignor Mario Toso, del dicastero vaticano Giustizia e Pace, l’urgenza di una soluzione diplomatica per evitare che il conflitto sfoci in una “terza guerra mondiale” mentre per la Lega araba le tensioni tra Usa e Russia segnano l’inizio di una nuova forma di “guerra fredda”. Il segretario Nabil Arabi chiede che “tutte le iniziative punitive contro il regime siriano siano nell’ambito della carta Onu e l’accordo per il bando all’uso delle armi chimiche” e l’associazione dei Paesi arabi, pur non essendo certa che i gas siano stati usati da Assad, aggiunge che in ogni caso “la responsabilità ricade sul governo in carica, che deve proteggere il popolo siriano”. Timori confermati anche dalle parole dello stesso Basher Al Assad, che in un’intervista esclusiva al quotidiano francese Le Figaro, dichiara: “Esiste il rischio di una guerra in tutto il Medioriente.

Washington è convinta che l’uso di armi chimiche abbia provocato la morte di almeno 1.429 civili e che la responsabilità sia del governo, ma Lavrov replica: “Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo. E quando voi chiedete delle conferme più dettagliate – ha aggiunto – loro dicono che è tutto segreto e che per questo non possono farci vedere nulla: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale”. Per Lavrov “anche quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente”. Alle accuse lanciate dagli Stati Uniti, però, si aggiunge anche la Francia: oggi è stato presentato il dossier che conterrebbe ulteriori prove dell’utilizzo di gas tossici da parte delle forze siriane, in almeno tre attacchi a partire da aprile. E anche la Nato, però, spinge per l’intervento: l’uso di armi chimiche da parte del regime “non può essere ignorato”, ha detto il segretario dell’Alleanza Atlantica Rasmussen, aggiungendo che si tratta di una “minaccia alla sicurezza” per tutto il mondo.

Soluzione diplomatica e Ginevra 2 – Inoltre, “Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche” e sono “contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato”, a differenza della linea di Obama che vorrebbe intervenire con un’azione militare a Damasco dopo l’ok del Congresso e anche senza il via libera dell’Onu, che comunque non arriverebbe a causa del veto della Russia. E nel caso di un possibile attacco americano, la Russia minaccia di fare saltare la conferenza di Ginevra 2, la riunione prevista da mesi per discutere della crisi siriana. Lavrov ha accusato coloro che appoggiano “la soluzione militare” di non avere interesse per i risultati delle indagini dell’Onu sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano. Le accuse contro il regime di Bashar al-Assad, ha detto, “non si giustificano con nulla”.

Il presidente Obama sta cercando di convincere gli americani e il resto del mondo che sia necessaria un’azione militare in risposta agli attacchi chimici, ma finora solo la Francia fra le potenze mondiali ha dato il suo pieno appoggio. Il Regno Unito ha infatti respinto i piani per l’uso della forza la scorsa settimana dopo una votazione in Parlamento. Intanto l’esercito siriano, come ha riferito un alto responsabile dei servizi di sicurezza di Damasco, permane in stato di allerta anche se la minaccia di un attacco americano si è allontanata. “L’aggressione americana contro la Siria – ha detto – se avverrà, è una forma di sostegno al terrorismo. L’esercito è in stato di allerta e vi resterà fino a quando il terrorismo sarà completamente sradicato”.

Domani intanto il segretario di Stato John Kerry e il segretario della Difesa Chuch Hagel andranno alla Commissione Esteri del Senato per un’audizione sull’intervento americano in Siria. E’ la prima tappa di una lunga fase di confronto tra l’amministrazione Obama e il Congresso sul via libera al raid contro il regime di Damasco, su cui la Casa Bianca ha chiesto l’ok di Capitol Hill. Proprio per trovare un accordo con tutte le forze presenti in Congresso la Casa Bianca fa sapere di essere pronta a modificare il linguaggio della bozza di risoluzione con cui si chiede l’autorizzazione per l’uso della forza in Siria, pur nel rispetto dei “parametri” già fissati dal presidente.

Francia e Germania: “Nuove prove di armi chimiche” – Dopo il report presentato dagli Stati Uniti, anche la Francia afferma di avere le prove dell’utilizzo di gas tossici nel corso dell’attacco del 21 agosto. Il governo francese ha presentato ai responsabili del parlamento “le prove” in suo possesso di un “attacco chimico massiccio e coordinato” in Siria, che – stando ai rapporti dell’intelligence – l’opposizione “non sarebbe stata in grado” di compiere, e dunque sarebbe da attribuire al regime di Assad. Secondo i dati in possesso di Parigi, nell’attacco del 21 agosto sarebbero morte almeno 281 persone, soprattutto fra la popolazione civile; e da aprile sarebbero almeno tre gli attacchi condotti con armi di distruzione di massa. Il dossier dovrebbe essere reso pubblico nei prossimi giorni. Il primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, ha comunque ribadito che la Francia “non agirà da sola” e che l’obiettivo resta quello di creare una coalizione per l’intervento. 

Anche la Germania potrebbe avere nuove prove contro il regime di Assad. I servizi segreti tedeschi hanno informato il Parlamento di avere intercettato una conversazione che proverebbe la responsabilità del governo nell’impiego di armi chimiche in Siria. Lo riferisce lo Spiegel online citando informazioni comunicate oggi dal presidente del Bnd, Gerhard Schindler, a un gruppo di deputati scelti in una seduta segreta. Si tratterebbe di una conversazione fra un alto rappresentante della milizia libanese Hezbollah e funzionari dell’ambasciata iraniana. In essa l’esponente di Hezbollah, che appoggia militarmente Assad, avrebbe menzionato l’ordine di un attacco alle armi chimiche da parte del regime. Assad avrebbe perso i nervi, l’ordine sarebbe un grave errore, pare abbia detto l’uomo di Hezbollah stando a questa ricostruzione.

Nato: “Non fare nulla è la risposta sbagliata” – “Personalmente sono convinto che l’attacco con le armi chimiche c’è stato e che il regime siriano ne è responsabile”. Lo ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, precisando che “non c’è spazio” per una risposta della Nato, ma che “la comunità internazionale” ed i singoli alleati “non possono restare fermi” davanti ad “una chiara violazione delle convenzioni internazionali” che vietano l’uso delle armi chimiche. “Non fare nulla sarebbe la risposta sbagliata – conclude Rasmussen – e darebbe un segnale molto pericoloso per i dittatori di tutto il mondo se rimanessimo inerti e non reagissimo”

Cina: “Usa non eseguano azioni solitarie” – Anche la Cina, insieme con la Russia, blocca qualsiasi azione Onu che possa portare alla caduta del governo del presidente siriano Bashar Assad. Per Pechino qualunque risposta agli attacchi chimici dovrà essere conforme alla Carta delle Nazioni unite e ai principi fondamentali alla base delle relazioni internazionali. “La Cina ritiene che la risoluzione politica sia il solo modo realistico di risolvere la questione siriana”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei, nel corso della sua tradizionale conferenza stampa. “La Cina è molto preoccupata dai piani Usa per l’avvio di azioni militari unilaterali”, ha proseguito Hong, aggiungendo che la comunità internazionale deve “evitare di complicare la questione siriana e trascinare il Medioriente verso ulteriori disastri”.

Letta ribadisce: “Senza Onu noi fuori”– In serata il premier, Enrico Letta, ribadisce la posizione dell’Italia: “Piena comprensione per quello che Usa e Francia stanno facendo” e per il pressing che stanno producendo perchè un massacro con armi chimiche non può “rimanere impunito”. “Ma senza un mandato delle Nazioni Unite l’Italia non può partecipare ad alcuna operazione militare”, ha detto il presidente del Consiglio in conferenza a Bled, in Slovenia. Letta, però, spera che una soluzione possa essere trovata nel corso del prossimo G20 a San Pietroburgo: “Spero che il G20 colga l’opportunità venuta dalla decisione americana, mi auguro che ogni parte faccia un passo e spero che noi europei riusciremo a fare in modo che le parti facciano un passo verso una soluzione politica”.

Vaticano: “Rischio terza guerra mondiale – La tensione sul piano internazionale allarma anche lo Stato pontificio che invita a escludere l’intervento armato per evitare lo scoppio di una terza guerra mondiale. Con un attacco militare, ha spiegato monsignor Mario Toso del dicastero vaticano Giustizia e Pace in un’intervista a Radio vaticana, “la violenza non ne verrebbe diminuita”. Al contrario, prosegue, c’è “il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”.

“La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato: il conflitto contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto e da un’esperienza di violenza”. Toso, all’indomani dell’intervento di Papa Francesco che ieri, nel corso dell’Angelus ha proclamato per il 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo, ha aggiunto che “non è mai l’uso della violenza che porta alla pace: la guerra chiama guerra -sottolinea monsignor Toso, riprendendo le parole del Pontefice- anche perché intrappola i popoli in una spirale mortale. La guerra porta in sé una visione distorta del potere inteso come sopraffazione e dominio ed accentua il pregiudizio che tutti cercano di distruggere gli altri. Su tali presupposti, l’altro rimane sempre un antagonista, un nemico da sconfiggere; non sarà mai un fratello. La guerra non finisce mai e le ragioni della giustizia sono disattese”.

Oggi sulla crisi siriana è tornato a pronunciarsi anche il Santo Padre, che sul suo profilo Twitter ha scritto: “Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace”, scrive Jorge Mario Bergoglio.

Ancora minacce dalla Siria: “Colpiremo interessi Usa” Dopo le provocazioni degli scorsi giorni, il regime guidato da Assad continua ad alzare i toni, e afferma di essere pronto a colpire gli interessi americani nella regione, in caso di attacco. “Qualsiasi aggressione nei confronti della Siria costituisce un’aggressione al mondo arabo e alla regione. La nostra risposta colpirà gli interessi americani“, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad. Una nuova allusione a possibili ritorsioni nei confronti di Israele, storico alleato americano in Medioriente, già ventilate nei giorni passati.

Nel 2009 Kerry a cena con Assad – Imbarazzo per John Kerry: dagli archivi fotografici della France Presse spunta uno scatto che riprende l’attuale segretario di Stato e la moglie Teresa a cena in un ristorante di Damasco con il presidente siriano Bashar al Assad e consorte. La foto del “quartetto” seduto a un tavolo del Naranj, considerato il miglior ristorante di tutta la Siria, risale al febbraio 2009. Kerry, che ieri ha paragonato Assad a Adolf Hitler e Saddam Hussein, era all’epoca senatore del Massachusetts e presidente dell’influente commissione esteri.

Mauro: “Bene pausa di riflessione” – Il ministro della Difesa Mario Mauro, parlando a margine del 39esimo Congresso della Commissione internazionale di Storia Militare a Torino, accoglie con favore la “pausa di riflessione” che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si sono presi per un eventuale intervento armato in Siria. “Credo che siamo tutti chiamati ad alimentare la speranza di una soluzione politica”, ha spiegato. “Vedo che è in corso un certo contagio di ragionevolezza – ha aggiunto – che non può che fare bene alla comunità internazionale, fermo restando che l’utilizzo di armi chimiche rimane un crimine gravissimo contro l’umanità”.

Esulta anche il Ministro degli Esteri, Emma Bonino: la decisione di Obama di sentire il parere del Congresso sulla possibilità di un intervento militare in Siria è “il trionfo della democrazia”, ha detto la titolare della Farnesina, prima di partire per la Tunisia.

Articolo Precedente

Iran, blogger in sciopero della fame. La madre: “Se muore, morirò con lui”

next
Articolo Successivo

Blocca Hollande per parlare di lavoro: Nathalie è l’eroina dei disoccupati over 50

next