Capisco bene coloro che ritengono possibile un ulteriore salvataggio di Berlusconi per mano del Pd, quando si tratterà di discutere la sua decadenza da senatore. Credo però che stavolta non accadrà. E non certo per un improvviso senso di moralità e giustizia del centrosinistra, che da 19 anni opera alacremente per salvarlo, un po’ per incapacità e molto per salvaguardare il sistema.

E’ vero che nel Pd, al di là delle prese di posizione “nette” di Epifani, sono in tanti a voler aiutare Berlusconi. Per esempio quei dieci senatori piemontesi, Stefano Esposito in testa, che in qualità di colombe hanno chiesto al partito di discutere il “lodo Violante”, ovvero una maniera per tirare a campare e ritenere incostituzionale quella legge Severino- Monti che loro stessi hanno approvato.
 
Questi simpatici pompieri piddini, verosimilmente non lontani dai famosi 101 che uccellarono Prodi , cercano soltanto di allungare il brodo in Giunta. Più si dilatano i tempi, più è concreta l’ipotesi che il ricalcolo della interdizione dai pubblici uffici arrivi prima della decadenza. A quel punto Berlusconi sarebbe stato “estromesso” non dal Pd ma dalla magistratura birba, e il governicchio Letta andrebbe avanti.
Prima o poi, in ogni caso, il Pd dovrà comunque schierarsi. Cosa che, da sempre, lo mette in difficoltà, non avendo – del resto – strade da seguire se non quella della mera sopravvivenza.
Ci sono però due aspetti che mi inducono a credere che, stavolta, il Pd voterà per la decadenza di Berlusconi. Di fatto colpendolo al cuore.
 
Il primo aspetto è Giorgio Napolitano, fin qui morbidissimo con il Frodatore, che però con la scelta di quei quattro senatori a vita gli ha sbattuto platealmente la porta in faccia. Sia perché non gli somigliano (per loro fortuna) in nulla, e dunque Berlusconi mai sarà senatore a vita, e sia perché gli Abbado e Rubbia rendono più concreta l’ipotesi di un Letta Bis. Uno scenario ancora improbabile, perché correrebbe sul filo dei numeri e si configurerebbe come un accrocchio surreale di piddini, scilipotiani, montiani, abbadiani, rubbiani, miccichiani, schifanisti, autonomisti, ex comunisti, ex grillini, un Razzi al chilo e una fettina di Tremonti. Un terribile Letta Frankenstein, che però dimostra (anche solo nelle intenzioni) come Napo & Letta già pensino a un post-Berlusconi. Già immaginino un futuro senza di lui. 
 
Il secondo aspetto è molto più forte, e attiene al puro calcolo. Con la morale e con la giustizia, ovviamente, non c’entra niente. Il Pd non salverà (stavolta) Berlusconi perché, se lo facesse, morirebbe. Peggio ancora: regalerebbe milioni di voti al Movimento 5 Stelle, che era e resta la sua unica kryptonite. Il Pd vive benissimo accanto a Berlusconi, lo fa – con questo nome o i precedenti – da quasi vent’anni. E’ casa sua. Ma non può neanche concepire l’idea che Grillo vinca le elezioni. E i 5 Stelle le vincerebbero, se Letta e i suoi salvassero Berlusconi. Probabilmente Grillo e Casaleggio sperano che il Pd “sbagli” anche questa: significherebbe vincere giocando da soli, o quasi.
 
Per questo, e solo per questo, il Pd non può non votare la decadenza di Berlusconi. Per un po’ allungherà i tempi, farà melina (come sull’Imu) e citerà come sempre a sproposito il senso di responsabilità. Poi voterà contro Berlusconi, e cavalcherà quel gesto per pulirsi la coscienza, tirare la volata a Renzi, disinnescare i due o tre civatiani presenti (togliendogli la patente dell’antiberlusconismo) e soddisfare i loro elettori. Che ultimamente hanno ingoiato di tutto, ma proprio di tutto, però l’agibilità politica a Berlusconi non la ingoierebbero: tutto, ma quella no.
 
Ecco perché credo che il Pd non salverà il pregiudicato di Arcore: non voteranno contro Berlusconi, ma contro Grillo. Silvio sarà una sorta di danno collaterale nella guerra santa contro “l’antipolitica”; un amico a cui si è voluto bene, ma che adesso – non senza dolor – tocca sacrificare. 

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