Eliminare il reato d’incesto dalla legislazione tedesca. “La criminalizzazione dei rapporti tra persone della stessa famiglia è un retaggio del passato, appartiene ad un modo di intendere le relazioni, sia queste che quelle tra omosessuali, che non è più quello contemporaneo”. Parola di Hans-Christian Ströbele, uno dei Verdi tedeschi, in queste settimane impegnato in campagna elettorale per confermare il proprio seggio al Bundestag (è parlamentare dal 1998). Dichiarazioni che risalgono all’aprile dell’anno scorso e che tornano alla ribalta a seguito di un editoriale di domenica scorsa firmato da Harald Martenstein su Die Zeit, rilanciato dal Tagespiegel e da altri media tedeschi. La ragione del ripescaggio è spiegata proprio nell’incipit dell’articolo di Martenstein: “In questa campagna elettorale (in cui il 22 settembre si torna alle urne per le legislative federali, ndr) manca un vero tema di discussione. Io ne ho uno: l’incesto”. Insomma, alla ricerca di un qualche argomento che possa infiammare i dibattiti durante quella che da più osservatori viene reputata come la campagna elettorale più noiosa di sempre, i giornali tedeschi provano a orientare l’attenzione dei lettori su qualcosa che davvero possa dividere.

E l’incesto, almeno a Martenstein, sembra il tema giusto, soprattutto ora che la Germania ha riconosciuto attraverso una legge il cosiddetto “terzo sesso”, ovvero la possibilità di omettere il genere di un neonato al momento di compilarne l’atto di nascita. Se lo Stato ha deciso di entrare sempre di meno all’interno della sfera privata degli individui, perché continuare a mantenere in vita un codice risalente addirittura al 1871, quando Gugliemo I fu proclamato imperatore, e che peraltro vieta esplicitamente solo il sesso vaginale tra consanguinei, ma non tutto il resto?

Il caso – Dell’opportunità di cancellare, o quantomeno mitigare, il reato di incesto si parla in Germania dall’aprile del 2002, ovvero dal primo processo subito da Patrick Stübing, colpevole di avere intrattenuto una relazione con la sorella Susan Karolewski, di otto anni più giovane. I due si erano conosciuti ormai adulti (lui 24 anni, lei 16), nel 2000, quando il padre era già morto e la madre viveva gli ultimi mesi di una brutta malattia. Stübing era stato separato dai suoi genitori quando aveva tre anni a causa dei maltrattamenti subiti dal padre. La relazione con la sorella portò a una gravidanza che fin dai primi esami insospettì i medici locali. Dopo la nascita del loro primo bambino (nel corso degli anni ne sono seguiti altri tre, di cui solo uno nato sano), Stübing fu portato a processo e condannato. La Karolewski, all’epoca era minorenne e si salvò, ma in seguito venne condannata. La relazione continuò, così come si succedettero le condanne per Stübing, che in totale ad oggi ha scontato tre anni di prigione e nell’aprile del 2012 ha provato, senza successo, a rivolgersi anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Secondo Strasburgo, nonostante il reato d’incesto non esista in paesi come Francia, Belgio e Paesi Bassi, non ci sono i presupposti per uniformare la legge a livello comunitario. In Italia il reato punibile con una pena fino a 5 anni.

Gli echi del dibattito – La decisione della Corte divise allora come oggi la Germania. Nel 2011 scoppiò il caso di un padre e di una figlia che avevano avuto ben tre figli assieme, anche se per il giudice non fu stupro. Nello scorso marzo si scoprì che due concorrenti del reality show “7 Tage Sex” oltre che amanti sarebbero stati anche fratellastri, almeno secondo la Bild. La storia di Patrick Stübing e Susan insomma non sembra essere l’unica. E se da un lato il Ministro degli interni tedeschi Joachim Herrmann (della Csu, il partito cugino bavarese della Cdu) sostiene che “bisogna proteggere la salute della nostra popolazione”, dall’altra gli avvocati di Stübing e i Verdi si chiedono: “Se non è vietato il sesso fra due portatori di handicap che avrebbero alte possibilità di mettere al mondo bambini con analoghi problemi, perché dovrebbe essere vietato quello tra due consanguinei?”. All’epoca persino il ministro della giustizia tedesco Sabine Leutheusser-Schnarrenberger sostenne che ci dovrebbe essere maggiore prevenzione quando ci sono situazione familiari di questo tipo. “Più giusta una terapia che una punizione. Quando si è adulti il danno ormai è già fatto”. Un’apertura che lascia intendere un possibile cambio che, nel caso, verrà affrontato solo ad elezioni avvenute.

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