Venerdì 24 agosto (giorno 5-seconda parte)

giro del mondo contromano - bulbo sporco e cattivoAlle 14 e un minuto ci presentiamo al garage del destino sotto la canicola di Nador. Pronti a tutto. La Rabmobile è parcheggiata proprio davanti, perfettamente mimetizzata nel panorama automobilistico marocchino, quasi passasse di lì per caso. Ci sembra un buon segno, ma sappiamo quanto è facile equivocare la psicologia degli oggetti, e la Rab è celebre per la sua imperturbabilità. Invece è proprio così. Tutto risolto, annuncia il meccanico, fanno 200 dirham. Poi ci spiega quali erano i guasti nel dettaglio, però in arabo. Se non avessimo ben capito (e in effetti non abbiamo capito una mazza), sul cruscotto ha lasciato i pezzi che ha dovuto cambiare (foto 1): il filtro della benzina da cui dipendeva il continuo spegnersi del motore e il famigerato bulbo del termostato del radiatore. Era proprio lui, il bulbo brutto, sporco e cattivo che portava l’acqua a ebollizione, come un acuto commentatore del blog aveva intuito. Un triste caso di bulbismo automobilistico.

Pietro accende il motore, lo fa rombare, e dopo poche centinaia di metri non ha più dubbi: l’imperturbabile Rabmobile è tornata lei, la compagna di mille avventure sempre pronta alla milleunesima, la macchina bravissima a invecchiare ma incapace di diventare vecchia. Ricorderemo Nador come la città dove non è male arrivare ma è entusiasmante partire, dove gli hotel sembrano officine ma le officine fanno miracoli, e ci lanciamo a Nord Ovest, diretti al porto di Al-Hocheima. Sono 140 chilometri di un serpentone che si snoda e si contorce tra brulle alture ai piedi del Mediterraneo, quella che altrove si indicherebbe come strada panoramica.

giro del mondo contromano - NadorAltrove, però; qui ci sono altre priorità. L’anticiclone africano picchia e al primo colpo d’occhio (foto 2) la voglia di fermarsi per un bagno è irresistibile. Ma poi ci si accorge che fino al mare scendono solo sterrate gibbose, e che le spiagge libere sono troppo libere e che anche la raccolta dei rifiuti non è una priorità. E’ la prova di quanto ci aveva predetto un saggio franco-marocchino durante la traversata: pur con qualche eccezione, il Marocco non riesce a credere nel turismo; qui la situazione è tranquilla, il re è amato, ma non si pensa a intercettare i vacanzieri in fuga dagli altri paesi arabi, come l’Egitto e la Tunisia. La Rabmobile risanata invece si muove come fosse a casa sua e alle 17.08, proprio alle porte di Al Hocheima, opera il suo primo sorpasso ai danni di un grintoso pick up Toyota (foto 3).giro del mondo contromano - il soprasso del pick up Toyota

Sabato 25 agosto (giorno 6)

L’Hotel Amir, tre stellone, si affaccia ai piedi dello sperone su cui sorge Al-Hoceima. Ci si arriva con non più di cinque curve a gomito in pendenza del 35 per cento circa e non ci si muoverebbe più dalla caletta, mescolati ai clienti dell’hotel e ai bagnanti locali, riconoscibili perché entrano in mare vestiti di tutto punto e vanno pazzi per le moto d’acqua (purtroppo ci sono anche quelle). In questa prima giornata di riposo incontriamo la prima famiglia di turisti italiani. Lui, avvocato dell’Agenzia delle entrate, non nasconde una certa ammirazione verso il sistema fiscale marocchino: anche qui, come da noi, si registra il meno possibile e non si dichiara niente, salvo la quota fissa prescritta dal Corano; però la cosa è legale. E’ reduce dal Tour completo delle città imperiali con moglie e figlia adolescente al seguito. Una bella esperienza, ma che non ripeterebbe tutti i giorni. E noi? Niente piazza di Marrakech? Niente souk di Fès? Purtroppo no. Gli spieghiamo che siamo di passaggio, che stiamo facendo il giro del mondo contromano, e se ci sono mete imperdibili, pazienza, vorrà dire che le perderemo.

giro del mondo contromano Al-HoceimaL’avvocato, un lampo di invidia negli occhi, ci chiede se sappiamo indicargli un buon ristorante per la cena, cosa che a lui non è ancora riuscita. Possibile che non si riesca a trovare il celebre “posticino”, la cui ricerca è la prima occupazione di tutti noi italiani in vacanza? Per il momento no, perché siamo arrivati; ma risaliamo in macchina per dimostrargli che non è così, noi sì che sappiamo viaggiare.

Il souk di Al-Hoceima non sarà quello di Fès, ma con il calare delle tenebre fa la sua porca figura. Ai suoi margini, una schiera infinita di café, uno ogni cinquanta metri. Ristoranti, invece, ciccia. Dopo vari giri dell’oca nel traffico congestionato, arriva l’illuminazione: non è che non si trovano, non sono proprio previsti. Masterchef Marocco? Qui ci sono altre priorità. Qui si va ancora al cafè, come da noi una volta, e i marocchini sono maestri nella semplice arte di stare al café. Sorseggiare un bicchiere di tè alla menta, fumare, guardare la tele senza vederla, guardare chi passa e tacere in gruppo, a tutte le ore di tutti i giorni di tutto l’anno. Alla fine scopriamo una serie di tavolate all’aperto stile festa dell’Unità, con menù fisso: sardine alla brace e insalata di cetrioli.

E tra una sardina e l’altra, un tipo si avvicina al nostro tavolo tendendoci la mano. Ha capito che siamo italiani, ma non è uno dei tanti locali che offrono i loro servizi. Nonostante il volto scavato, la barba grigia e il caffettano ricamato, è italiano anche lui. Si chiama Ernesto, nato a Firenze e sposato con una marocchina. Vive a Issaguen, la capitale della coltivazione della canapa. C’era capitato più di trent’anni fa (chissà perché), e da lì non si è più mosso. Ha una casa-fattoria sulle montagne, qualche ettaro di coltivazione, e ci invita a fargli visita. Sono meno di 100 chilometri da Al-Hoceima, il clima è ideale e le piante sono in piena fioritura. Ringraziamo e accettiamo. Cercavamo giusto una tappa per l’indomani, e grazie a Ernesto l’abbiamo trovata.

(4-continua)

Articolo Precedente

Benvenuti nell’Italia dei divieti

next
Articolo Successivo

Educazione dei figli: incubo di sera d’estate

next