Tre lavoratori su quattro detestano il loro capo. Rober Hogan ha effettuato la stessa ricerca in varie parti del mondo e con cadenza regolare dagli anni ’50 al 2000, e i risultati sono pressoché identici: il 75% della forza lavoro riferisce che il proprio superiore è l’aspetto più stressante del lavoro. “Se hai un buon capo hai un rischio d’infarto inferiore almeno al 20%, e se rimani con quel capo per quattro anni il rischio cala del 39%”, ha affermato la dottoressa Anna Nyberg in un altro suo studio.

Dalle ricerche al rientro post-vacanziero in ufficio, quando in queste ore nuovamente si ha a che fare con colleghi, collaboratori e con responsabili più o meno disprezzati, più o meno tollerati. Ecco, spesso le difficoltà del rientro sono proprio acuite dal rapporto con il boss che non si sopporta più per una svariata serie di ragioni.

Per sdrammatizzare ma anche per un utile riconoscimento – se sai qual è il profilo del tuo capo, potresti imparare a prevenire le sue azioni e a vivere le dinamiche professionali in modo meno negativo – ho trovato in rete questo decalogo sui tratti distintivi di un cattivo capo. “I cattivi capi causano inutile stress sul posto di lavoro e sono una delle principali cause di riduzione della produttività e prestazioni”, afferma Bernard Marr, esperto di dinamiche aziendali. Così Marr ha deciso di tracciare i profili del cattivo capo in un post online. Eccoli allora in una mia personale traduzione, mentre a questo link trovate il post in originale.

Profilo uno: l’egoriferito, ovvero un capo arrogante, che mette in mostra in ogni occasione la sua tracotanza ed ha un costante bisogno di incrementare il proprio ego;

Profilo due: il codardo, ovvero un capo che non assume nessuna responsabilità e spesso si nasconde dietro al lavoro degli altri collaboratori;

Profilo tre: il micro-manager, ovvero un capo che crede di sapere come gli altri dovrebbero fare il loro lavoro, che non si fida del lavoro dei collaboratori e che spesso impone un proprio ”modus operandi” sui singoli passaggi del lavoro;

Profilo quattro: l’incapace, ovvero un capo che è stato promosso oltre le proprie capacità e non ha idea di come svolgere il lavoro, avendo anche perso tutto il rispetto dei subordinati e dei collaboratori;

Profilo cinque:  il super-amichevole, ovvero il capo che impropriamente e ad ogni costo vuole essere il migliore amico dei collaboratori;

Profilo sei: il cattivo comunicatore, ovvero il capo che non è in grado di comunicare in modo efficace, sia nel caso debba comunicare una strategia aziendale o sia debba gestire risposte sulle performance individuali dei collaboratori;

Profilo sette: il plagiatore, ovvero il capo che prende il merito per il lavoro di altri o si appropria delle loro idee e le presenta come frutto della sua attività (soprattutto al suo superiore);

Profilo otto: il negativo, ovvero il capo che non dice mai nulla di positivo e trasforma tutto in problematico, generando astio e tensione nella squadra;

Profilo nove: l’egocentrico, ovvero il capo che non si preoccupa delle persone che lavorano per lui e non è interessato ad aiutare nessuno fuorché se stesso;

Profilo dieci: il criticone, ovvero il capo che è veloce a criticare gli errori dei collaboratori ma non è altrettanto in grado di fornire un feedback rapido e costruttivo.

Allora, avete mai avuto a che fare con un capo che richiama uno di questi elementi? Identificate il vostro capo in un profilo particolare? Indipendentemente dalla tipologia, buona ripresa di lavoro a tutti e tenete presente le parole di Eleanor Roosevelt, ricordate anche nel libro di Robert Sutton “Testa di Capo” edito da Rizzoli: “Impara dagli errori altrui. Non puoi vivere abbastanza da commetterli tutti tu”.

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