C’è la polizia di Piacenza, ridotta a pattugliare la città con una sola ‘volante’, c’è il commissariato di Bologna, infestato dai topi, e poi c’è la stradale, che non ha nemmeno gli uomini sufficienti a gestire i ‘tutor’ collocati sulle autostrade. La lista dei problemi che riguardano le forze dell’ordine, e la polizia di stato in particolare, è lunga. A partire dall’Emilia Romagna. E’ così lunga, “e grave”, che “non stiamo andando alla deriva, siamo già alla deriva”. Perché i tagli, la “mancanza di riforme utili a potenziare il comparto sicurezza”, e soprattutto “i soldi che non ci sono, e quel poco che c’è non basta nemmeno a pagare il servizio di pulizia negli uffici” strangolano gli uomini in divisa. Agenti “stanchi di rischiare la vita al servizio uno Stato che ci abbandona. Stanchi di servire istituzioni che mentono sulla sicurezza dei cittadini – racconta Sandro Chiaravalloti, segretario del Siap, il sindacato italiano appartenenti polizia, in Emilia Romagna – oggi purtroppo è tutto un discorso di facciata: si rassicura la popolazione attraverso i mezzi di comunicazione quando in realtà si sottraggono risorse ai corpi preposti a proteggerla. La situazione deve cambiare”.

Gli esempi, solo in Emilia Romagna, sono innumerevoli. “Parliamo dei poliziotti di quartiere – continua Chiaravalloti – loro dovrebbero pattugliare le strade e vigilare sui cittadini, invece stanno scomparendo. Per non menzionare il fatto che non abbiamo i soldi per fare benzina alle auto. Una volta ricordo che denunciai pubblicamente che in alcune centrali non c’erano le risorse necessarie per comprare i toner per le stampanti, e i colleghi furono costretti a chiedere ai cittadini di non inviare fax. Alcune ditte private ci risposero, e generosamente ce ne inviarono un po’, ma io francamente mi sento in imbarazzo. Noi siamo la polizia, dovremmo essere autonomi, invece ci troviamo a elemosinare dalle aziende”.

Il problema, chiarisce il Siap, non riguarda solo l’Emilia Romagna, ma tutta l’Italia. “E la situazione non farà che peggiorare – spiega Chiaravalloti – oggi, su tre poliziotti che vanno in pensione solo un nuovo agente viene assunto, e abbiamo calcolato che entro i prossimi tre anni ci sarà un disavanzo di oltre 10.000 persone. Quando già ora, per gestire l’intero apparato, servirebbe circa il 30% di poliziotti in più. Io mi chiedo, è possibile lavorare così?”.

La situazione, spiega il sindacato, è così grave che in molti commissariati “l’esasperazione è alta”, anche perché sussistono condizioni lavorative “assolutamente inaccettabili”. Come nel caso di Bologna, dove la centrale è infestata dai topi: “Non quelli d’appartamento, i topi veri. E non abbiamo le risorse per combattere nemmeno quelli”. A Rimini, poi, il nuovo stabile che dovrebbe ospitare la questura è pronto dal 2002, “eppure non è mai stato consegnato, e i colleghi lavorano ancora oggi in condizioni fatiscenti”.

Per non parlare dei Cie, i centri di identificazione ed espulsione. “A Modena, e così nelle altre città che ospitano strutture simili, prima o poi i poliziotti scenderanno in strada a manifestare con gli immigrati. Perché i Cie sono fatiscenti, viverci è insopportabile, e quando sale la tensione, e scoppiano i disordini, noi rischiamo la vita”.

E’ per questo che il Siap rivolge un appello a quelle stesse istituzioni “che sottraggono risorse al comparto e poi non agiscono per eliminare gli sprechi, ridestinando il denaro dove c’è bisogno”: riformate il settore. La verità, attacca Chiaravalloti, “è che le direttive vengono emanate da dirigenti incapaci che non sanno gestire né il personale, né le risorse. In molte città coesistono cinque o più forze operative, la polizia di stato, i carabinieri, la guardia di finanza, la polizia stradale, i vigili urbani e, dove c’è, la polizia forestale, la penitenziaria… eppure non c’è comunicazione. È capitato che polizia e carabinieri, per esempio, lavorassero contemporaneamente allo stesso caso senza nemmeno saperlo: queste sono risorse sprecate”.

“Oggi, come ha efficacemente spiegato un collega, si lancia la palla, si guarda dove cade e poi si interviene. Non c’è più strategia, non c’è più pianificazione, sempre più spesso dobbiamo puntare sulla fortuna per concludere le operazioni, che poi vengono descritte ai giornali come fossero il frutto di grandi concertazioni e mesi di collaborazione tra forze dell’ordine. Ma non è così, è una menzogna. Siamo disorganizzati. Ed è giusto che i cittadini lo sappiano”.

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