Domanda retorica e risposta tranchant: assolutamente sì. Almeno per chi, come il sottoscritto, crede che il verdicchio sia uno dei tre bianchi italiani migliori e, nella fascia intorno ai 10 euro, vino di caratura mondiale. Ma questa è una sentenza diffusa e condivisa da molti e a cui non apporto niente di mio. Il verdicchio è particolarmente amato dagli enofili; soprattutto in rete, il sano mantra della grande qualità/prezzo del vitigno riecheggia ovunque, nonostante l’appeal presso il grande pubblico sia sempre deficitario. Più rara, invece, l’incursione nella spumantizzazione (eppure in piena bolla mania degli autoctoni il verdicchio ha chiaramente potenzialità enormi, inversamente proporzionali alla sua esigua diffusione) a cui mi sono dedicato nella mia settimana vacanziera in terra marchigiana.

Di seguito qualche segnalazione, ma ovviamente ogni consiglio è ben accetto:

Ubaldo Rosi Metodo Classico Brut Riserva – Colonnara: in dieci anni di produzione è diventato il riferimento qualitativo della categoria. Personalmente lo metto nella top 3 degli spumanti italiani tout court. Ho bevuto il millesimo 2007, fresco fresco degli usuali cinque anni sui lieviti: carattere montagnino garantito dai 500 metri di altezza dei vigneti a Cupramontana (nella foto), bocca nervosa e imprevedibile, grande eleganza e ottima beva. Al naso le tipiche sensazioni di crosta di pane del metodo classico vanno di pari passo con sentori agrumati e di nocciola. La sboccatura (manuale) abbastanza recente lo penalizza un po’. Da riprovare tra qualche anno per goderselo definitivamente. Prezzo in enoteca: 25 euroVerdicchio - vigneti Cupramontana

Verdicchio Extra Brut Nature 2007 – Peruzzi: acidità tagliente, nessun dosaggio, gran carattere, beva killer: il mio modello di spumante e un ottimo esempio delle possibilità del vitigno. Parliamo però di un vino non per tutti i palati (se cercate dolcezze o gradevolezze all’entrata in bocca passate decisamente oltre) ma con una personalità che tante bolle più celebrate si sognano. Un metodo classico da uve bio, con lungo affinamento, dritto come pochi, lento ad aprirsi al naso, ma dopo un po’ arrivano belle note di limone, pesca bianca e giurerei di aver sentito della liquirizia. Visti gli spigoli, fondamentale l’accoppiamento con il cibo, dove regge a tutto pasto egregiamente. Prezzo in enoteca: 13 euro

Brut Riserva Verdicchio metodo classico 2006 – Garofoli: 48 mesi sui lieviti, con uve di Verdicchio classico, è lo spumante più noto del lotto, anche perché prodotto da una delle case vinicole più grandi delle Marche. Anche qui le caratteristiche del vitigno arrivano subito al naso, secco e varietale: netta la pesca bianca e la mandorla. Bello anche in bocca dove spicca per l’ottima consistenza, ma l’espressione è meno personale dei precedenti. Prezzo in enoteca: 15 euro

Diffuso anche il metodo charmat che dà vita ad alcuni vini dalla grande beva e (ovviamente) maggiore semplicità. Il riferimento teorico è il prosecco, anche se generalmente prevale una nota amara portata in dote dalle durezze del Verdicchio. Discreto il Garofoli Guelfo Verde; non ho avuto modo di provare quello prodotto da Bonci e il Perlugo Extra Brut di cui ho ricevuto pareri positivi. Tra i metodo classico grande curiosità anche per MC de La Distesa, verdicchio vendemmia 2004, sboccatura 2011, da poco sul mercato a un prezzo però consistente rispetto alle altre bottiglie (siamo sui 50 euro) che mi ha fatto desistere. Per il momento…

Articolo Precedente

Festival delle Storie, nove giorni di racconti nella Valle di Comino

next
Articolo Successivo

Viaggiare low cost, una notte gratis in agriturismo

next