I treni prodotti da Ansaldo Breda non funzionano e il Belgio chiede il conto. La compagnia ferroviaria Snbc, controllata dallo Stato, presenterà un’azione civile al tribunale di Utrecht, in Olanda, per chiedere un risarcimento danni fino a 26 milioni di euro alla società del gruppo pubblico italiano Finmeccanica. Le ferrovie belga, secondo quanto rivelato dai quotidiani economici L’Echo e De Tijd, stanno ancora calcolando l’importo, che si prevede tra i 17 e i 26 milioni, e includerà il risarcimento per il tempo perso a portare avanti il progetto “fallimentare” e perfino la spesa per il confezionamento delle uniformi per il personale che avrebbe dovuto lavorare sui treni.

A luglio, dopo il primo round di una battaglia giudiziaria che si profila lunga, l’azienda belga aveva già ottenuto il recupero dei 37 milioni di euro dati in garanzia. E’ quindi partito un vero e proprio braccio di ferro tra le due società, con l’Italia che minaccia azioni legali per il modo in cui è stato annullato il contratto e il Belgio che chiede indietro i soldi. La tensione era evidente a metà giugno, quando il Parlamento dell’Aja ha convocato Maurizio Manfellotto, amministratore delegato di Ansaldo Breda, per fare chiarezza sui “problemi tecnici” dei treni.

Il Belgio e l’Olanda hanno tagliato i ponti con la compagnia italiana all’inizio di giugno, cancellando tutte le commesse che valevano quasi mezzo miliardo di euro e riguardavano la fornitura di 19 coinvogli ad alta velocità Fyra V250, destinati a collegare Amsterdam e Bruxelles. E l’Olanda, secondo indiscrezioni riportate dalla stampa locale, ha già dato il via agli ordini per sostituire “temporaneamente” i treni italiani con quelli realizzati dalla società canadese Bombardier, che saranno costruiti in Germania.

Per prime si erano mosse le ferrovie belga, che hanno interrotto il contratto di fornitura per tre convogli elencando tutte le anomalie riscontrate dopo appena un mese (pezzi che si staccano a causa del ghiaccio, surriscaldamento delle batterie e ruggine). Decisione che è stata seguita dopo pochi giorni anche dall’Olanda, che ha rinunciato ai sette convogli ancora da recapitare, la cui consegna era prevista inizialmente nel 2007.

Ma le brutte notizie non finiscono qui per Finmeccanica. Il ministero della Difesa russo ha annunciato oggi che rinuncia ad acquistare 35 elicotteri Aw-139 Agusta Westland, altra società del gruppo, perché “troppo cari”. “Sono troppo cari, se vogliono far scendere il prezzo ne riparliamo”, ha spiegato il viceministro della difesa Iuri Borisov, citato dall’agenzia statale Itar-Tass. Una brutta tegola per Agusta Westland, già partner di Russia Helicopters nella joint venture Helivert, che proprio quest’anno ha avviato fuori Mosca l’assemblaggio dell’elicottero medio biturbina AW139 in versione civile.  E così il doppio colpo sul gruppo pubblico della difesa, dal Belgio e dalla Russia, si è abbattuto anche sul titolo che a Piazza Affari ha registrato un tonfo del 5,22% a 3,96 euro.

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