L’aggettivo ‘storico’ questa volta è legittimo: la cancelliera Angela Merkel ha visitato l’ex campo di concentramento di Dachau, vicino Monaco, in Baviera, dove fra il 1933 e il 1945 vi furono internati oltre 200.000 detenuti, di cui quasi un quarto morirono. Mai prima di lei nessun cancelliere ci aveva messo piede: nel pieno della campagna elettorale per le legislative a settembre, la Merkel ha rotto un tabù. Critiche le sono piovute addosso da parte dei Verdi che vi vedono una manovra elettorale. Soddisfazione invece da parte del Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania.

La cancelliera aveva in programma due comizi in Baviera: a Erlangen e a Dachau. In mezzo, su invito di un sopravvissuto dell’Olocausto, Max Mannheimer (93 anni), la Merkel c’ha infilato la visita al memoriale di Dachau. Ci andrò, aveva anticipato, con un “sentimento di vergogna e contrizione”, “so che non è un appuntamento facile” perché quel che è successo nei campi di concentramento “è e rimane inconcepibile”. “Per me è un momento molto particolare”, ha detto stasera incontrando i sopravvissuti e deponendo una corona: “La memoria di questi destini mi riempie di profondo dolore e vergogna”.

La visita è stata criticata perché si svolge fra ‘ due tende di birra’, allusione ai padiglioni di tenda dove si beve birra in Baviera. Il portavoce governativo Steffen Seibert ha precisato che la cancelliera era stata invitata da Mannheimer dopo che questi aveva appreso del suo comizio a Dachau. Il solo rappresentante tedesco a visitare finora Dachau era stato l’ex presidente Horst Koehler, che ci andò nel 2010, nel 65/o anniversario della liberazione del Lager. Nel 1982 ci andò anche l’ex cancelliere socialdemocratico Willy Brandt ma all’epoca non era già più cancelliere. Anche Johannes Rau (Spd) lo visitò una volta ma non era ancora capo dello Stato. All’attacco i Verdi: “chi fa sul serio con un luogo del genere non fa di sicuro una visita come questa in campagna elettorale”, ha criticato la capogruppo dei Gruenen, Renate Kuenast: è una “accoppiata impossibile e priva di gusto”.

Di avviso opposto invece il Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania: “per lo meno la signora Merkel è il primo cancelliere a visitare il memoriale di Dachau”, ha detto a Spiegel online il presidente Dieter Graumann, aggiungendo che lui sarà di sicuro l’ultima persona a criticare la visita. In difesa della Merkel è scesa anche la presidente della Comunità ebraica di Monaco, e ex presidente del Consiglio ebraico, Charlotte Knobloch, che ha detto di trovare “lodevole che la cancelliera approfitti dell’occasione della sua visita nella regione per visitare anche il memoriale dell’ex campo di concentramento”: è “notevole” che abbia cambiato i piani in piena campagna elettorale.

Max Mannheimer, uno dei pochi sopravvissuti ancora in vita, che ha fatto della memoria dell’Olocausto la sua missione, ha detto di considerare la visita per “noi sopravvissuti un grande onore e un evento storico”. Nel libro Tre vite racconta della sua esperienza nei Lager (Theresienstadt, Auschwitz, Dachau). Sei su otto membri della sua famiglia sono morti nell’Olocausto. Dopo la guerra aveva giurato di non rimettere più piede nella terra degli aguzzini e invece l’amore lo ha fatto ritornare: ha sposato una tedesca, figlia di una famiglia socialdemocratica che aveva nascosto ebrei durante la guerra. Oggi è presidente della comunità dell’ex campo di Dachau e non si stanca di testimoniare l’orrore nazista: “dimenticare non si può”, ma “dipingere, raccontare e le pasticche” hanno aiutato.

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