E’ forse l’episodio più imbarazzante nel passato della ‘Old Lady’. La Bank of England (BoE) ebbe un ruolo cruciale in uno degli episodi più oscuri della recente storia economica: la vendita dell’oro sottratto dai nazisti dopo l’invasione della Cecoslovacchia nel 1938.

Come si legge sul sito del Financial Times, che riprende documenti pubblicati oggi dalla stessa banca centrale, la BoE permise ad Adolf Hitler, quando già era considerato dal governo britannico come minaccia alla pace in Europa, di vendere le riserve auree dei cechi. Si parla degli anni cruciali fra il 1938 e il 1939, periodo in cui fino all’ultimo, soprattutto per volontà di Londra e del governo Chamberlain, si cercò inutilmente la via dell’’appeasement’ (del dialogo, anche a costo di cedimenti) col dittatore nazista, per evitare un nuovo conflitto mondiale.

Mentre quindi si concedevano uno dopo l’altro nuovi territori alle truppe tedesche, dal punto vista bancario si cercava in tutti modi di agevolare Berlino, che aveva ovvi problemi nel muovere i capitali dei Paesi occupati. Tanto più se, come nel caso della Cecoslovacchia, Londra li aveva congelati dopo l’occupazione. Nel marzo 1939 gli inglesi agirono da tramite della Reichsbank nel trasferimento di oro valutato a quel tempo 5,6 milioni di sterline, su un conto della banca centrale tedesca.

La maggior parte di questo ‘tesoro’, circa 2000 lingotti, venne depositato in Belgio, Olanda e a Londra. Sino ad ora la responsabilità di questa e altre operazioni veniva fatta ricadere sulla Banca dei regolamenti internazionali, la più antica istituzione finanziaria internazionale. Ma questa era strettamente collegata con la Bank of England: Otto Niemeyer, britannico di chiare origini tedesche, era nel Consiglio direttivo e allo stesso presiedeva la banca internazionale. Sarebbe stato lui uno degli artefici nella vendita dell’oro nazista, nel periodo fino al giugno 1939. A pochi mesi quindi dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, iniziata il primo settembre dello stesso anno.

Uno dei fatti più inquietanti della vicenda è che la BoE avrebbe agito in certi casi senza chiedere l’autorizzazione del parlamento di Londra. Altre importanti transazioni riguardarono, nel giugno 1939, una vendita di oro per 440 mila sterline, e spedizioni sempre di lingotti per 420 mila sterline a New York. La ‘scusa’ che la banca centrale inglese ha continuato a ribadire è che non poteva agire altrimenti perché così sarebbero stati violati i trattati di pace. Alcuni storici in realtà dicono che fino alla guerra certi legami fra Londra e Berlino erano pericolosamente stretti.

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