Se vi capita di entrare in un Tribunale italiano potrete leggere con chiarezza uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione: La legge è uguale per tutti. Infatti, l’art. 3 recita esplicitamente: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Questo, caposaldo del nostro Ordinamento giuridico, come sappiamo, però non vale per i nostri Parlamentari. L’art. 68 della Costituzione prevede la cosiddetta “Immunità Parlamentare”. L’articolo in questione è stato modificato leggermente nel 1993 sull’onda dell’indignazione popolare verso il caso Tangentopoli. Ma sostanzialmente poco è cambiato. Un cittadino che diviene parlamentare gode di enormi privilegi.

Anche se ha commesso reati gravi in precedenza non può essere privato della sua libertà personale senza l’autorizzazione della Camera alla quale appartiene. Tanto per capire come siamo fintamente evoluti, bisogna ricordare che l’origine storica di questi privilegi risale al Medioevo e all’ordinamento feudale. Nella nostra Costituzione, l’immunità parlamentare, è stata inserita richiamando i principi espressi dallo Statuto Albertino del 1848. Per ricordare quanto fosse ormai concepita come un valore ovvio del sistema parlamentare, è utile rammentare che la questione venne presa in esame dai nostri padri Costituenti solo a chiusura del dibattito con il quale erano stati avviati, in Sottocommissione, i lavori sul tema delle immunità.

Ad oggi, quindi ci troviamo con una previsione medievale che poco dovrebbe conciliare con i nostri tempi. Non sono più concepibili simili ed enormi divari tra cittadini e parlamentari. Ma questa è la realtà, perché un conto è la libertà di critica politica e di libertà di svolgere regolarmente il proprio mandato, ma un’altra questione è la diversità di trattamento davanti alla legge. Il passo di non ritorno sarà stabilito domani, salvo imprevisti, dalla decisione della Cassazione riguardo il processo che vede Berlusconi già condannato in Appello per frode fiscale.

Ormai i pozzi sono stati avvelenati e su questi temi non si parla più di fatti e reati commessi ma semplicemente di magistratura politicizzata e di complotti. L’Italia intera è bloccata da anni a causa dei guai giudiziari di Berlusconi. E le larghe intese altro non fanno che andare avanti solo per tutelarlo. Emblematiche le tante dichiarazioni di vari politici in questi mesi. L’invocata pacificazione nazionale altro non sarebbe che salvare Berlusconi dalle condanne penali.

Non si riesce più a parlare delle cose concrete e dei veri problemi della giustizia in Italia, perché tutto ruota intorno ai processi berlusconiani. Non è il caso di ricordare le tante leggi ad personam e quindi il palese conflitto d’interesse di un presidente del Consiglio – imputato. Un normale cittadino per molto meno da anni ormai sarebbe già in carcere.

Ecco il punto. Perché un Parlamentare non deve essere uguale ad un semplice cittadino?Perché deve essere la Camera a concedere l’autorizzazione all’arresto di un Parlamentare? E come se la magistratura prima di arrestare un cittadino dovesse chiedere l’autorizzazione alla sua famiglia. Roba da medioevo appunto. La cosa snervante e svilente è la solita cantilena della magistratura politicizzata. Certo tanti magistrati hanno le loro idee politiche e commettono i loro errori, ma questo principio allora dovrebbe valere anche per i semplici cittadini.

Perché se un magistrato condanna Berlusconi o un uomo del Pdl è un comunista? Allora diversamente se dovesse essere assolto il giudice dovrebbe essere di destra? Immaginatevi se questo principio fosse esteso a tutti. Ogni singolo condannato potrebbe dire ed obiettare che è stato condannato perché il giudice la pensa diversamente da lui politicamente. Insomma, i fatti, le prove e il processo poco servirebbero, tutto si sintetizzerebbe nella diversità di colore politico. E che servirebbero più a fare i processi. È proprio l’annientamento dei fatti e la continua protezione dei privilegi parlamentari che ci ha portato a questo punto.

E’ il caso di ricordare che per molti politicanti il Parlamento è la casa ideale per evitare i risvolti penali delle loro malefatte.

Domani, quindi, se la Corte di Cassazione dovesse condannare Berlusconi (ricordiamo che la Cassazione assicura l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge e non entra nel merito dei processi), la giustificazione sarà che la Corte è comunista e che non si vuole l’unità del Paese. Diversamente, quindi, se fosse assolto dovremmo pensare che i giudici siano di destra e/o vogliono l’unità del Paese e che il Governo delle larghe intese vada avanti. Insomma, sarebbe ora di finirla di farsi prendere in giro da questo continuo ed infinito teatrino. Iniziare a togliere certi medievali privilegi sarebbe già qualcosa, altrimenti da domani ogni cittadino potrà dire: mi hanno condannato perché il giudice era comunista.

B.COME BASTA!

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