Un semestre in bianco: ecco quello che ci aspetta! No, non spaventatevi… Che cosa avete capito? Non ‘in bianco’ in quel senso. E non sto neppure parlando del ‘semestre bianco’, che precede la fine del mandato del Presidente della Repubblica, quando non si possono sciogliere le Camere e bisogna tenersi il governo che c’è, accada quel che accada. E non mi riferisco neanche al ‘semestre europeo’ che, adesso, sta a indicare tutto l’ambaradan di conti pubblici che bisogna sottoporre in primavera alle Istituzioni comunitarie perché li valutino, li correggano e ce li rimandino indietro vistati e integrati da un sacco di raccomandazioni.

Sto pensando al semestre di presidenza di turno italiana del Consiglio dei Ministri dell’Ue, quello dal 1 luglio al 31 dicembre 2014. Sì, è vero, manca ancora quasi un anno e, di qui ad allora, chi li sa i problemi, gli imprevisti, i rischi di crisi e le crisi vere e proprie che ci capiteranno tra capo e collo.

Tutto giusto. Ma io intanto vi avverto, perché, di qui ad allora, molto e sempre di più ne sentirete parlare, del semestre di presidenza di turno italiana, magari per puntellare il governo Letta: se resiste fino a primavera, poi mica vuoi fare la crisi quando l’Unione ci guarda e ci aspetta? Tanto più che, al semestre italiano, ci tiene in particolare il presidente della Repubblica: Napolitano lo giudica “occasione cruciale e banco di prova per il rilancio dell’Ue e il ruolo d’uno Stato fondatore come il nostro” –dal discorso di lunedì 18, durante la cerimonia del Ventaglio al Quirinale-.

Ligio e attento, il premier Letta ha convocato mercoledì 7 agosto a Palazzo Chigi la prima riunione del cosiddetto “comitato di pilotaggio” del semestre italiano: ministri competenti –quelli più coinvolti lo sono, Bonino, Moavero, Saccomanni-, esperti, consiglieri. I propositi di partenza sono buoni: priorità poche e chiare, obiettivi definiti e raggiungibili.

Però, quasi a prescindere dalla volontà dell’Italia, il semestre andrà in bianco. A Bruxelles, lo sanno bene, calendario alla mano. E pure a Roma lo sanno, quelli che conoscono le scadenze e i ritmi dell’Unione: il secondo semestre 2014 sarà “molto atipico”,  perché cadrà dopo le elezioni europee di fine maggio e coinciderà con il rinnovo della Commissione europea e dei Vertici delle Istituzioni dell’Ue: con l’Assemblea in rodaggio e la Commissione in allestimento, ci sarà da gestire il valzer delle poltrone, se i giochi non saranno già stati fatti, il passaggio delle consegne e gli affari correnti. Salvo, naturalmente, crisi emergenti.

Anche l’attività di rilancio dell’integrazione, cui quel che resta dell’Italia europeista tiene molto, potrà avere al più funzione propedeutica a decisioni e iniziative che giungeranno a maturazione, se tutto filerà liscio, solo a partire dal 2015.

Vedo qualcuno che si frega le mani: chissenefrega dei dossier, se gestiamo le nomine ci toccherà qualcosa di grosso. A dire il vero, non mi farei troppe illusioni: per la Commissione europea, parte in pole position il tedesco Martin Schulz, ora presidente del Parlamento europeo; per l’Assemblea, fa la corsa in testa il francese Michel Barnier, ora commissario europeo. E noi abbiamo in pista Franco Frattini a segretario generale dell’Alleanza atlantica: non è un’istituzione europea, ma, se ci danno quello, mica ci tocca altro; e se non ce lo danno, magari ci siamo intanto bruciati il resto.

 

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