Fiducia sul decreto “del fare”. All’esame dell’assemblea di Montecitorio arriverà così “blindato” il testo approvato dalle commissioni: cadranno, in questo modo, gli 800 emendamenti previsti da Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Sinistra ecologia e libertà. “Abbiamo un calendario molto complicato – ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini – Sei decreti, le leggi europee, il disegno di legge di riforma costituzionale, le leggi sui partiti e l’omofobia, votare su 800 emendamenti non permette di rispettare tempi”. Il governo aveva chiesto così ai partiti di maggioranza e alle opposizioni di tagliare le proprie richieste di modifica del testo uscito dalle commissioni. Lega e Sel hanno accettato, la maggioranza ha ridotto gli emendamenti a 10, ma la trattativa con i deputati “grillini” è saltata e i Cinque Stelle hanno mantenuto tutte le proposte di modifica, cioè oltre 400. “Se il tema è costruire un percorso che consente all’aula di esprimersi in tempi ragionevoli sui singoli emendamenti è un conto – conclude il ministro – Se invece il tema è l’accoglimento di un certo numero di emendamenti la cosa cambia”. 

Una presa di posizione che fa gridare allo scandalo i parlamentari del M5S. “Dopo l’abuso della decretazione d’urgenza – dichiara Riccardo Fraccaro – e la lesione delle prerogative dell’opposizione, la questione di fiducia sul Dl fare è l’ennesimo schiaffo al Parlamento”. E così anche l’ex capogruppo alla Camera Roberta Lombardi: “Il governo in soldoni ci ha appena detto che, siccome facciamo davvero l’opposizione e cerca di far lavorare il Parlamento invece di accordarsi con la maggioranza come Sel e Lega, per colpa nostra è costretto a porre la fiducia senza emendamenti sul decreto legge del fare. Che eversivi che siamo noi 5 stelle! Essere in Parlamento e volerlo far funzionare”. Secondo Beppe Grillo insomma “il governo di Capitan Findus Letta, mister ‘Non userò la leva della fiducia per far passare i provvedimenti’, ha posto la fiducia sul decreto del Fare pur di non discutere gli 8 emendamenti presentati dal M5S”. Protesta anche Sinistra ecologia e libertà: “Con il ricorso alla fiducia il governo ha dimostrato ancora una volta, tutta la sua debolezza politica – dice Luciano Uras, capogruppo in commissione bilancio al Senato – Il problema non sta, come dice Franceschini, in un calendario complicato, quanto in un provvedimento ‘minestrone’ difficile da digerire anche per chi è pronto ad ingoiarsi tutto”. 

La possibile conseguenza è di veder alzare le barricate delle opposizione e allungare quindi i tempi della discussione (e dell’approvazione). La votazione sulla fiducia si terrà infatti domani, mercoledì 24 luglio, alle 11.30. Non c’è certezza su quando ci sarà il voto finale sul provvedimento: M5S, Lega e Fdi non hanno accettato la diretta televisiva sulle dichiarazioni di voto finali,  lasciando intendere che praticheranno ostruzionismo avvalendosi degli strumenti regolamentari che concedono tempi larghi di intervento ai deputati sui decreti legge. L’M5S ha anche detto no alla possibilità che le commissioni Affari costituzionali e Ue possano esaminare la legge sul finanziamento ai partiti e la legge comunitaria. Si riuniranno,di conseguenza, solo le commissioni che esaminano decreti legge. Un ostruzionismo che determina il “rammarico” del capogruppo Pd Roberto Speranza: “Rischia di rallentare – ha spiegato – provvedimenti decisivi, di cui il Paese ha bisogno”.

Poi però c’è anche il merito del decreto, oltre che il metodo con cui sarà approvato. Il gruppo Cinque Stelle non sente ragioni: “Alla fine avevamo presentato otto-nove punti qualificanti di modifica al decreto ‘del Fare’ – spiegano – Punti che avrebbero migliorato un testo pressoché impresentabile. Al governo, però, evidentemente non interessa affatto licenziare norme utili al Paese”. Quindi gli eletti M5S elencano: “Estendere la riduzione del Cip 6 anche agli inceneritori, togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia, aprire un fondo di sostegno alle Pmi in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading, ricalibrare l’Iva sui servizi portuali, vincolare infine gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale”. Con queste misure, se fossero state introdotte, concludono i deputati del Movimento, il decreto sarebbe stato “almeno presentabile: al ministro Franceschini abbiamo lasciato intendere che non ci interessa la mera contabilità degli emendamenti presentati o approvati. E tantomeno le pantomime mediatiche su sterili battaglie, tipiche di una certa opposizione. A noi interessano le modifiche concrete e puntiamo sempre a portare a casa i risultati”. 

Articolo Precedente

Crisi della politica, i terribili semplificatori della democrazia diretta

next
Articolo Successivo

Torino, in consiglio comunale torna Giusi La Ganga, simbolo di Tangentopoli

next