ministro-kyenge suq genovaSuq, bellissima esperienza. Mescolanza, uguaglianza, qualità…mixité” sono le parole lasciate sul libro del Suq dalla Ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge ospite del nostro Festival nella giornata di domenica 16 giugno scorso. Una frase che rappresenta l’impegno, il programma e soprattutto lo stile di una personalità politica – una volta tanto – di vero spessore e di tutto rispetto, oltre che simbolo personificato dell’integrazione (o interazione, come preferisce Lei) nel nostro Paese.

A pochi giorni dall’ennesima, ributtante e incredibile offesa a firma leghista (stavolta è Calderoli, quello del Porcellum e delle vignette anti-islamiche) rivolta alla Ministra in nome della sua origine “extra-comunitaria” e dei suoi caratteri fisici, in questa dedica al Suq troviamo la chiave di lettura tanto della miopia xenofoba del vicepresidente del Senato quanto dell’impeccabile risposta della Kyenge: la miopia di chi vede nella ‘mixité’ una minaccia, una sporcizia, una risibile idiozia; la risposta di chi dimostra che la mixité è il luogo primigenio del rispetto, del confronto, dell’arricchimento e della convivenza civile.

Non per niente Cécile Kyenge, in occasione della sua visita al Suq, dove ha spento con noi le candeline dei 15 anni per soffiare via il razzismo ha ribaltato di fronte ai media l’uso del termine “suq” (solitamente metafora di caos, casino, disordine insensato) innalzandolo ad espressione della sua esperienza di governo, costruttiva e arricchente, faticosa e necessaria, sfida di mescolanza.

In questi stessi giorni abbiamo assistito alla storica visita di Papa Francesco a Lampedusa, con fortissime parole di richiesta di perdono agli immigranti, e di richiamo ai grandi responsabili mondiali che con le loro scelte causano i viaggi di speranza e di “disperanza” di tante donne e uomini, nostri fratelli. Abbiamo assistito alla 16enne pakistana Malala che ha commosso il mondo, parlando all’ONU in nome della marea di senza voce che ogni giorno si battono – con l’arma dell’istruzione, del senso critico, dell’impegno – per la dignità e la democrazia, contro il terrorismo e l’imposizione fondamentalista.

Sono segni, gesti, parole importanti, che dobbiamo raccogliere e da cui dobbiamo lasciarci contaminare, senza paura. Il filo rosso che lega queste tre testimonianze è il messaggio che “l’offesa alla dignità di uno è l’offesa alla dignità di tutti”, che come dice la Ministra “chi mi insulta non offende me ma ogni singolo cittadino attraverso di me”, che il principio di fratellanza universale, se davvero creduto e praticato, ci porta a uscire da noi stessi, a lasciarci mescolare, a darci il coraggio di aprirci agli altri nella vita pratica di tutti i giorni, con i rischi e le fatiche che ne conseguono. La mixité dei suq, come stile di vita, si mostra canale di uguaglianza quando porta donne e uomini di ogni latitudine e di ogni età ad alzare la testa, si mostra pratica di qualità quando dà a queste donne e uomini uno stile nonviolento, coerente, universale e sostenibile. Una porta mentale e relazionale per ripensare la società a tutti i livelli. Per costruire ponti, come direbbe don Andrea Gallo, di cui ieri abbiamo festeggiato a Genova l’85esimo compleanno, affinché il suo messaggio resti “vivo e vegeto”.

 

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