Un grazie alle 170 mila persone che, anche attraverso il Fatto, hanno sottoscritto, su Change.org  la petizione lanciata da Articolo 21 per chiedere le dimissioni di Calderoli da vice presidente del Senato. Con la loro firma hanno reso “fisicamente” testimonianza della esistenza una Italia che non ha intenzione alcuna di rassegnarsi al razzismo, alla xenofobia, alla espulsione delle differenze, di qualsiasi natura e colore esse siano.

Se resterà al suo posto sarà solo per il silenzio complice di alcuni gruppi parlamentari, a cominciare dalla Pdl, e non solo. Per fortuna non tutti la pensano come loro, e così a Padova un giudice ha condannato, in primo grado, a 13 mesi di carcere, la consigliera di circoscrizione leghista, poi espulsa, Dolores Valandro, quella che si era chiesta perché mai nessuno “stuprasse” la ministra Kyenge.
Pure Lei, ovviamente, si è dichiarata pentita, ma al giudice non è bastato, e l’ha condannata per istigazione alla violenza con l’aggravante dell’odio razziale. Questo significa che non bisogna mollare la presa, che occorre insistere e contrastare i razzisti  a capo scoperto, senza concedere attenuanti, smettendola di considerare: “folklore” manifestazioni ed espressioni inquietanti e squadristiche.

Per queste ragioni, come Articolo21, abbiamo deciso di aderire alla campagna lanciata dal settimanale Famiglia Cristiana per l’abolizione del reato di clandestinità. Le ragioni le trovate spiegate nel testo che accompagna la petizione lanciata sempre attraverso Change.org. Si tratta di una campagna  civile che va oltre l’indignazione e la solidarietà e si propone di dare spessore politico ad una grande battaglia sociale, una di quelle che segnano davvero i confini tra gli schieramenti culturali e civili, ancor prima che politici.

Le donne e gli uomini che si sono ” commossi” per la visita di Francesco a Lampedusa, credenti o non credenti che siano, hanno ora il dovere morale di dare forza a questo impegno e di provare a contrastare il razzismo che ci circonda, nella politica, nella società, nei media, nella vita quotidiana, affinché i migranti, passata l’emozione del viaggio papale, non tornino ad essere solo e soltanto i clandestini.

 

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