Un giorno l’imperatore del coraggio e della felicità convocò la sua corte.

Per primo arrivò il Generale della Difesa, subito seguito dal Generale delle Conquiste, poi venne l’anziano ministro dell’Esperienza e per ultimo giunse il giovane ministro delle Iniziative.

Furono fatti sedere in un cerchio dove il sovrano aveva disposto cinque cuscini a distanze uguali.

L’imperatore parlò alla sua corte:

“Cari consiglieri, ho osservato con attenzione le vostre imprese e capacità e riflettuto lungamente sull’armonia del nostro impero. Le qualità che ognuno di voi possiede non sarebbero lontanamente eguagliabili da tutti gli altri messi insieme, perciò siete tutti indispensabili al bene del nostro grande impero. Spesso ho visto contrasti molto forti tra le vostre diverse nature che hanno portato malattie e sofferenza in ogni regione. È mia volontà che nessuno di voi cerchi mai più di prevalere sugli altri. Per questo ho assegnato ad ognuno di voi due regole.”

Dopo una lunga pausa, sentenziò:

“Darete i frutti della vostra virtù a chi siede alla vostra sinistra e controllerete l’operato di chi siede alla sua sinistra

Si rivolse alla sua destra e iniziò dal Generale della Difesa: “tu sei il nostro migliore difensore, la tua virtù è la fermezza. Proteggerai il tuo Imperatore e vigilerai il Generale delle Conquiste.” Poi disse al Generale delle Conquiste che era alla sua sinistra: “Tu onori il mio coraggio con le tue imprese, la tua brama supera ogni paura e i tuoi doni riempiono i depositi del ministro della Conoscenza. Vigilerai il ministro delle Iniziative. La tua virtù è il desiderio.”

Rivolgendosi ancora a sinistra, disse al ministro della Conoscenza: “Tu riceverai i beni conquistati e custodirai la nostra storia la cui vera comprensione mitiga il dolore, vigilerai il Generale delle Difese, la tua virtù è la chiara visione.”

Quando fu il turno del ministro delle Iniziative, spiegò: “Tu consulterai l’Esperienza, darai nuovo corso agli eventi e farai tesoro degli errori fatti per intuire i successi futuri. Il tuo compito è fornire piani al Generale della Difesa e consigliare l’Imperatore. La tua virtù è l’intuizione.”

Così facendo l’imperatore diede a ciascun consigliere un diverso potere con l’incarico di servire il consigliere vicino e di vigilare sul suo operato.

Egli stesso prese posto in questo tavolo, non per umiltà, ma per dare linfa alla sua luce, affinché fosse viva e partecipe e non uno sterile simbolo che il tempo avrebbe appannato per lasciare posto alla discordia e allo sfacelo.

Egli si impose di dare coraggio al Generale delle Conquiste e di sovrintendere il ministro della Conoscenza.

Così ad ogni emozione diede nutrimento e controllo, come una madre nutre il figlio ed il padre lo educa, affinché passione e disciplina siano l’una il sostegno dell’altra.
Perché Egli sapeva che:

Il ricordo del dolore genera la paura.
La giusta paura crea la reazione di difesa, la rabbia.
Sapersi difendere genera coraggio.
Il coraggio produce desiderio di conquista.
Le conquiste mancate provocano dolore.

Senza timore il coraggio ci porterebbe all’incoscienza ed alla morte.
Senza desiderio la paura ci paralizzerebbe.
Senza dolore la rabbia ci accecherebbe.
Senza rabbia il desiderio ci porterebbe alla rovina.
Senza coraggio il dolore ci vincerebbe.

Egli vide prima di tutti che il solo bene di una sola parte porta alla morte di tutte, essa stessa compresa, e che la salvezza viene solo dall’armonia di nature diverse.

Ogni potere vigilava ed ogni tesoro aveva il suo nutrimento affinché questo ciclo armonioso prosperasse senza tregua, perché ogni parte si versava nel tutto e riceveva dal tutto.

Dopo mille anni, il suo esempio non è ancora stato compreso.

Questa è la legge dei cinque elementi.

Fausto Bastianello

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