Le pensioni di invalidità alimentano un sistema economico che fa da terreno di coltura per clientelismo, infiltrazioni mafiose, corruzione, discrezionalità, sprechi. Eliminandoli si avrebbe anche un risparmio di spesa pubblica. Occorre intervenire sulle macchinose procedure di accertamento. 

di  e  (Fonte: lavoce.info)

LA SPESA PER L’INVALIDITÀ CIVILE

C’è un incipit d’obbligo nel “che fare” per ridurre il debito sovrano dell’Italia: tagliare la spesa pubblica. Per paura di perdere consenso, però, non si va mai oltre quest’affermazione del tutto generica specificando quale sia la parte di spesa pubblica da eliminare, rinviando semmai a immaginari capitoli nascosti nei meandri inesplorati dei bilanci dei singoli ministeri.
Qui vorremmo avanzare una proposta più circostanziata sulle pensioni di invalidità civile. Riteniamo infatti che sia possibile un consistente risparmio, a parità di livello di prestazione, semplicemente eliminando l’indotto criminogeno, che si accompagna alla loro erogazione e nel quale si infiltrano organizzazioni mafiose. (1)

L’acquisizione dello status di invalidità civile si differenzia da altri tipi di invalidità per il fatto di non richiedere alcun versamento contributivo. Il riconoscimento dello status, che dà diritto a prestazioni assistenziali e a forme di protezione per l’inserimento nel mercato del lavoro, è legato piuttosto alla combinazione di tre requisiti: sanitari (tipo e percentuale di invalidità), età e reddito.
Per invalidità si intende la difficoltà a svolgere alcune funzioni tipiche della vita quotidiana o di relazione, a causa di una menomazione o di un deficit psichico o intellettivo, della vista e dell’udito. Il riconoscimento delle diverse soglie di invalidità civile, oltre che ai benefici ricordati, dà anche diritto a diversi tipi di provvidenze economiche: con un’invalidità almeno al 74 per cento, tra i 18 e i 65 anni, senza alcuna attività lavorativa e con un reddito inferiore a 4.408 si ottiene una pensione pari a 280 euro mensili. Gli invalidi civili al 100 per cento ricevono la stessa somma, però con un reddito inferiore ai 15.154 euro. La Cassazione imporrebbe di considerare il reddito familiare dell’assistito, ma sul punto sembra prossimo un chiarimento legislativo che vedrebbe come parametro di riferimento il reddito personale. Le incapacità di deambulare, vedere, e comunicare, per la necessità di un’assistenza continua, danno diritto a ricevere somme ulteriori sotto forma di indennità. (2)

LA FILIERA DEL CONSENSO

Una pensione di invalidità su tre va a finire in tre Regioni del Sud: Campania, Puglia e Sicilia, che da sole si dividono il 31 per cento delle prestazioni in questo campo. Allargando il dato a tutta l’area, emerge che quasi una prestazione su due va alMezzogiorno dove risiede però solo il 30 per cento del totale dei pensionati (cinque milioni e cinquecento mila).
Secondo alcune stime, in Sicilia – ma la situazione è comune ad altre Regioni del Mezzogiorno – ci sarebbero 20mila falsi invalidi su 292mila, con un danno erariale accertato dal comando regionale della Guardia di finanza che ammonta a 20 milionidi euro in un solo anno. (3)

Se potessimo ricostruire l’iter della procedura per l’assegnazione della pensione di invalidità (dalla prima certificazione ai verdetti eventuali della magistratura ordinaria) vi vedremmo coinvolti “micro-imprenditori del consenso”, medici di famiglia, medici specialisti, medici delle istituzioni, funzionari, magistrati, consulenti, patronati, organizzazioni mafiose locali. In un rapporto sproporzionato tra costo di somministrazione e beneficio.

Non mancano poi le verifiche il cui costo va a sommarsi a quell’indotto accennato. La Fish, Federazione superamento handicap, citando fonti qualificate come la Corte dei conti, rileva che dal 2009 al 2012 sono stati effettuati circa 800mila controlli alla ricerca di “falsi invalidi”. Nei primi due anni, la pensione fu revocata nel 10 per cento dei casi, che scendono al 4 per cento dopo i ricorsi persi dall’Inps. Per effettuare quel numero di controlli, l’Inps è stata costretta a ricorrere a risorse esterne (medici, ma anche legali): nel 2011 per una cifra superiore ai 25,4 milioni, che si aggiungono alle spese interne all’Istituto. (4)
Le inchieste giudiziarie parlano di corruzione e di “scambio” che partono dal medico “certificante” e coinvolgono via via i soggetti decisori negli altri passaggi. C’è un riscontro a questo sospetto. Sono moltissimi i medici delle commissioni di invalidità che, in un modo o nell’altro, sono inseriti nelle liste elettorali di vari partiti e risultano eletti. I 20mila falsi invalidi in Sicilia (moltiplicati per un coefficiente familiare) potrebbero eleggere quattro deputati alla Camera, otto deputati regionali, e l’intero consiglio comunale di una città di media dimensioni.

Esiste, infine, il fondato sospetto che l’esigenza di presentare a fine anno statistiche “normali” rispetto agli anni precedenti induca, nel caso di concessioni “false”, a ridurre la percentuale di invalidità civile ad altri soggetti che pur ne avrebbero diritto.
Il sistema delle pensioni di invalidità, pur senza generalizzare ma dati alla mano, alimenta un’economia dell’invalidità di tutto rilievo che fa da terreno di coltura perclientelismo, infiltrazioni mafiose, corruzione, discrezionalità sospette, sprechi. La spesa pubblica per le pensioni di invalidità si potrebbe quindi ridurre eliminando la pluralità di passaggi per l’accertamento delle condizioni di invalidità, aumentando il grado di personalizzazione della responsabilità, profilando altissimi rischi di sanzione irrogata in tempi rapidi, realizzando efficaci controlli a breve periodicità.

Un’ultima curiosità: le notizie sulla scoperta del finto cieco sono ormai sempre accompagnate da video che lo ritraggono nelle sue passeggiate in bici e negli acquisti al supermercato. Mai un cenno ai medici, ai funzionari corrotti o distratti, ai patronati, che ne hanno certificato l’invalidità. (5)

Tabella 1 – Prestazioni agli invalidi civili per residenza del titolare
Prestazioni agli invalidi civili per residenza del titolare 

(1) Non si tratta ovviamente di mettere in discussione le pensioni di invalidità civile quanto di eliminare tutte le rendite di intermediazione e i fenomeni di corruttela che si sono creati intorno alla loro erogazione e ai vari gradi di controllo relativi alla loro legittimità. La presenza attiva di organizzazioni mafiose in un micro-territorio si sovrappone ai processi di corruzione attraverso forme di protezione o di inserimento diretto. In ogni caso, atteggiamenti di tolleranza e complicità con questi fenomeni causano una deriva di illegalità del contesto esterno che deteriora etica e senso di giustizia a tutto vantaggio della sopravvivenza delle stesse organizzazioni mafiose.
(2) Ne deriva, come si intuisce, che lo status privilegiato per la pensione di invalidità civile è quello di cieco, paraplegico, sordomuto poiché alla pensione si sommano indennità di accompagnamento e di comunicazione che variano dai 280 ai 780 euro cadauna.
(3) Siamo comunque a livello di denunzia, non di sentenza passata in giudicato. Per le stime si veda M. Quararo, Business Online, 27-5-2013. I numeri sono ripresi tra gli altri da L. Tondo, “Cinquemila euro per una pratica ecco la fabbrica dei falsi invalidi”,La Repubblica-Palermo, 26-6 1013.
(4) C. Arrigoni, “Scoperti i falsi ciechi senza danneggiare i veri”, Corriere della Sera, 5-6-2013. L’Unione italiana ciechi e ipovedenti lamenta che spesso siano denunziati come falsi ciechi persone che tali non sono, discreditando l’intera categoria dei disabili visivi. Il problema riguarda in particolare gli ipovedenti.
(5) A nostra conoscenza l’Ordine dei medici non ha mai preso posizione sul punto.

 

Bio dell’autore

Margherita Billeri:

Mario Centorrino: E’ Ordinario di Politica Economica nell’Università di Messina. E’ stato Commissario Straordinario dell’IRCAC (Istituto Regionale per il Credito alla Cooperazione. E’ stato vice-presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Regionale sull’Economia Siciliana del Banco di Sicilia. Consulente esterno dal del Ministero dell’Interno sui rapporti tra economia e criminalità organizzata (1996-1997). Consulente presso la Presidenza nazionale della Confcommercio (1996-1997) su tematiche attinenti la criminalità economica. E’ stato consulente esterno della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della mafia (1997-1999). Consulente economico del Presidente della Regione Siciliana (1998-1999). Componente dell’ Osservatorio socio-economico della criminalità organizzata presso il C.N.E. L. (1999-2001). E’ stato Direttore del Centro per lo Studio e la Documentazione della Criminalità Mafiosa dell’Ateneo di Messina (1997-98) e componente del Comitato Scientifico del Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e sul Movimento antimafia di Corleone.( 2000-2002).

Pietro David: Pietro David è PhD in Economia ed Istituzioni presso l’Università degli Studi di Messina e docente a contratto in Politica Economia nella facoltà di Scienze Politiche. Svolge inoltre attività di consulenza con enti locali e società di servizi in qualità di esperto dei processi di sviluppo locale e programmazione territoriale. Tra i suoi lavori, Le infrastrutture aeroportuali, La domanda di trasporto aereo e le politiche regionali Aracne Editrice 2012, ed, insieme a Mario Centorrino, Le città della Fata Morgana. 5° Rapporto sull’economia della provincia di Messina (2009), Franco Angeli.

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