Non ci sono solo i dirigenti sotto inchiesta e condannati riconfermati anche con Nicola Zingaretti. Ora in Regione Lazio arriva l’infornata di consulenze da quasi mezzo milione di euro l’anno, alla quale ha dato il via la giunta presieduta da Nicola ZingarettiPer cominciare ci sono i 7 componenti del “Comitato per la legislazione”, 40mila euro lordi cadauno all’anno. Gli incarichi decadranno alla fine della legislatura “salvo revoca anticipata per il venir meno del rapporto fiduciario”. Il comitato è un gruppo di “saggi” che si riunirà per “esigenze di semplificazione normativa regionale, di decentramento delle funzioni amministrative e di attuazione della normativa europea inerente materie di competenza regionale” come sottolinea il bollettino ufficiale regionale. “A parte il costo esorbitante – spiega Domenico Farina, coordinatore Usb pubblico impiego della Regione – non si capisce neanche l’utilità di questo comitato. Le funzioni citate nei decreti di nomina, peraltro, sono già svolte da altre strutture regionali sia della giunta che del consiglio. Mi sembra che i problemi nel Lazio siano altri, destinare oltre 300mila euro all’anno per questo comitato è assurdo”.

Poi alcune consulenze che termineranno il 30 giugno 2014, salvo rinnovi. Nell’ordine si parte con l’incarico affidato a Umberto Gentiloni Silveri, docente di Storia Contemporanea a Teramo, scrittore e parente dell’ex ministro e ora deputato Pd Paolo Gentiloni (che ha corso e perso alle primarie del centrosinistra per il Comune di Roma). Per 40mila euro all’anno coadiuverà il presidente della Regione Lazio “in materia di tutela della memoria storica”. Sempre 40mila euro all’anno per l’incarico “in materia di contrasto alle discriminazioni e di tutela dei diritti fondamentali” a Cecilia D’Elia, ex vicepresidente della giunta provinciale guidata da Zingaretti e rimasta fuori dalla Camera alle ultime elezioni. Poi la consulenza di Catello Caiazzo “in materia statistico-economica”, stesso stipendio. Chiude l’avvocato Cesare San Mauro che darà il proprio supporto “in materia di società a partecipazione pubblica” accontentandosi di 15mila euro.

“Mi sembra del tutto evidente – spiega Roberta Bernardeschi, segretaria regionale della Direr, sindacato dei dirigenti regionali – che più che pensare alle reali esigenze della Regione, a come rendere il suo assetto organizzativo più efficiente e funzionale allo svolgimento dei compiti istituzionali, si tagliano le strutture amministrative per moltiplicare gli incarichi fiduciari e le consulenze che certamente non c’entrano nulla con la pubblica utilità. Tali scelte comportano una sempre maggiore intrusione della politica nella gestione amministrativa, violando tutti i principi normativi posti a tutela dell’azione della pubblica amministrazione ”.

Ma c’è anche il caso di due nomine che per legge sembrano destinate a provocare polemiche. Andrea Ciampalini, vicecapo gabinetto di Zingaretti, è stato designato alla presidenza di Sviluppo Lazio (Società regionale per attuazione della programmazione regionale in materia economica e territoriale). Norme di legge nazionale, confermate anche da sentenze della Corte Costituzionale, che hanno censurato come illegittimo lo spoil system, dispongono una netta separazione (incompatibilità) tra funzioni di indirizzo politico amministrativo e attività gestionale.

Antonio Rosati invece è stato nominato commissario straordinario dell’Arsial laddove la legge anticorruzione spiega che “coloro che nell’anno precedente siano stati componenti della giunta o del consiglio di una provincia della medesima regione non possono essere conferiti incarichi di amministratore di ente pubblico a livello regionale”. Eppure Zingaretti il 30 aprile (a 4 giorni dall’entrata in vigore della legge) ha firmato il decreto di nomina di Rosati, suo ex assessore al Bilancio alla Provincia di Roma.

modificato da Redazioe Web alle 15.45 del 12 luglio 2013

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