Giuseppe Verdi torna nella sua Emilia colpita dal terremoto per portare speranza alla sua gente. Ed è stato un successo. C’erano oltre 5 mila persone per il concerto giovedì sera diretto dal maestro Riccardo Muti a Mirandola. In piazza Costituente, con sullo sfondo il palazzo del municipio ancora puntellato dopo le scosse del 20 e 29 maggio 2012, il direttore più celebre al mondo ha guidato tra le note del maestro di Busseto 375 tra orchestrali e coristi. Oltre ai musicisti della Orchestra giovanile Cherubini di Ravenna e dell’Orchestra giovanile italiana, c’erano gli allievi dell’Istituto musicale di Modena e Carpi e cinque corali emiliane. In apertura hanno suonato anche i ragazzi delle scuole di musica della Bassa modenese che insieme all’Orchestra e al suo direttore hanno eseguito l’Inno di Mameli.

Il concerto di Mirandola è stato organizzato nell’ambito del Ravenna festival che ogni anno, in giro per il mondo organizza un concerto sulle vie dell’amicizia, portando sul palco oltre ai fidati musicisti di Muti anche artisti e orchestre locali. Nel 1997 il concerto si era tenuto nella Sarajevo appena uscita dall’assedio; nel 2002 in una New York appena colpita dagli attentati dell’11 settembre. Quest’anno la scelta è caduta sulla cittadina più importante dell’area vasta della Bassa modenese colpita da sisma che nel 2012 ha fatto 27 vittime. “La nostra presenza qui vuol essere un simbolico abbraccio a tutte le città colpite dal terremoto”, ha detto il maestro Muti.

Al concerto, oltre a diversi sindaci della zona, erano presenti il governatore e commissario per la ricostruzione Vasco Errani e il presidente del Senato Piero Grasso. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio: “È una rinnovata testimonianza di impegno civile attraverso il messaggio della musica”, ha scritto il capo dello Stato.

Il repertorio è stato tutto verdiano. Dopo l’inno di Mameli infatti è stata la volta della celebre sinfonia dalla sinfonia della Forza del destino. Il programma è proseguito con il Coro degli zingari e l’aria di Azucena del Trovatore, poi brani da Un ballo in maschera, dal Macbeth, dalla Traviata. Il finale è arrivato sulle note immancabili del Va’ pensiero. Una riproposizione però sussurrata, quasi a volere ricordare con quel canto le sofferenze che gli emiliani hanno dovuto passare e ancora sopportano in questo anno passato dalle scosse del 2012.

Tra gli artisti diretti da Riccardo Muti c’erano il mezzosoprano Anna Malavasi, il tenore Francesco Meli, il baritono Nicola Alaimo, il basso Luca Dall’Amico, il soprano Teona Dvali. I musicisti emiliani erano gli allievi dell’istituto superiore di Studi Musicali “Orazio Vecchi – Antonio Tonelli” di Modena e Carpi, il coro del teatro Municipale di Piacenza, l’associazione Corale Gioachino Rossini di Modena, la scuola corale Giacomo Puccini di Sassuolo, il coro Luigi Gazzotti di Modena e il coro Città di Mirandola.

In mattinata a Mirandola Riccardo Muti aveva ricevuto il premio che porta il nome del più illustre mirandolese, il filosofo Pico. “Sono molto preoccupato, come italiano e come musicista perché per la cultura non si fa nulla, è una parola che si è svuotata. Stiamo distruggendo la vera cultura, protettrice della spiritualità. Sono qui – ha poi concluso Muti – per essere vicino con la musica alle popolazioni colpite da questa tragedia”.

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