Scontro vivace tra il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi e Renato Brunetta nel corso di un’audizione organizzata dalla commissione parlamentare di vigilanza Rai. Argomenti della polemica: pluralismo e trasparenza.  Gubitosi risponde all’appunto di parzialità di alcuni programmi, come “In mezz’ora” di Lucia Annunziata e “Che tempo che fa” di Fabio Fazio: “Sul pluralismo siamo dalla stessa parte, ma non bisogna usare il bilancino con estrema precisione. Si tratta di adottare criteri ragionevoli di giudizio”. Questa affermazione scatena la piccata replica di Brunetta, che brandisce un numero de “Il Giornale” risalente al 2007 e contenente un articolo critico di Giorgio Lainati su Lucia Annunziata. Il direttore generale ribadisce la sua posizione e a fatica il presidente della commissione di vigilanza Rai, Roberto Fico, cerca di sedare il dibattito. Viene successivamente affrontata “la vexata quaestio” della pubblicazione dei compensi. Gubitosi premette che la Rai non vuole sottrarsi alle regole di trasparenza e al capogruppo Pdl alla Camera, il quale osserva che anche il medico di base ha paga e curriculum on line, risponde: “La Rai non è una Asl, il medico di base non compete. Noi sì“. E spiega: “Il garante della concorrenza del mercato ha precisato che l’eventuale imposizione dell’obbligo a pubblicare i compensi dei conduttori, degli ospiti, degli opinionisti, nonché i costi della produzione dei programmi, creerebbe un’evidente asimmetria nel settore televisivo“. Gubitosi, comunque, elenca qualche dato e menziona Augusto Minzolini, senatore Pdl e membro della Vigilanza Rai, anche se non non lo nomina esplicitamente: “Ad oggi 8 dirigenti e 7 giornalisti guadagnano più del tetto sulla base di contratti precedenti all’introduzione dell’attuale normativa. Gli stipendi più elevati in Rai sono quelli di un mio predecessore ancora in azienda, del sottoscritto, pari a 650mila euro l’anno, e quello di un collega attualmente in aspettativa e senatore della Repubblica”. E aggiunge: “Su 300 dirigenti Rai, tre hanno uno stipendio superiore ai 500mila euro l’anno, uno tra 400mila e i 500mila euro, quattro tra i 300mila e i 400mila euro, trentaquattro tra i 200mila e i 300mila euro, 190 tra i 100mila e i 200mila euro, 68 sotto i 100mila euro”. Il dg Rai cita poi i 322 giornalisti dirigenti: “Uno ha uno stipendio superiore ai 500mila euro, tre tra i 400mila e i 500mila euro, tre tra i 300mila e i 400mila euro, 24 tra i 200mila e i 300mila euro, 273 tra i 100mila e i 200mila euro, 18 al di sotto dei 100mila euro” di Gisella Ruccia

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