Da parte di Intesa SanPaolo “non c’è nessun credit crunch“, nessuna stretta del credito. L’amministratore delegato della banca, Enrico Cucchiani, lo sta ripetendo come un mantra nelle ultime settimane. Lo fa puntualmente ogni volta che i numeri sul credito bancario a imprese e famiglie risvegliano le proteste dei consumatori e i rimbrotti di Bankitalia e Confindustria. Ma non deve averlo detto altrettanto chiaramente agli addetti allo sportello delle filiali di Intesa SanPaolo, dove è difficile persino rinnovare la carta di credito, figurarsi ottenere un prestito o un mutuo.

La lista dei documenti che la prima banca italiana richiede ai suoi clienti cui è scaduta la carta di credito, infatti, assomiglia alle garanzie da presentare per ottenere un contratto d’affitto. E include le ultime buste paga e il Cud. Non si fanno eccezioni per la clientela affezionata che non ha mai dato problemi di scoperto e ha sul conto conto corrente liquidità sufficiente per coprire un anno di plafond medio. Immaginabile, quindi, che per casalinghe, studenti e disoccupati che hanno comunque le spalle coperte, la carta sia diventata un miraggio. “Chiediamo le stesse cose anche ai clienti che sono con noi da 30 anni”, spiega inequivocabilmente l’impiegata alle rimostranze del cliente sorpreso.

Alle domande sul perché di questa procedura, l’operatrice spiega che bisogna aprire una procedura Crif, che è il gestore del principale Sistema di Informazioni Creditizie (SIC), cioè una centrale di rischio. Ovvero un archivio informatico che contiene i dati sui finanziamenti richiesti ed erogati a privati e imprese. Le informazioni contenute nel SIC vengono raccolte e trasmesse a Crif dalle banche e dalle società finanziarie che aderiscono volontariamente al sistema. Ed è così che le stesse banche e società finanziarie possono consultare le informazioni per valutare l’affidabilità del cliente.

Piccolo particolare: questa dovrebbe essere parte della procedura standard per chi chiede mutui e prestiti. Se questo è l’andazzo, si capisce bene, quindi, come mai il mercato del credito alle famiglie nel 2012 e nel primo trimestre del 2013 sia tornato ai livelli del 2009, con erogazioni rispettivamente in callo dell’11,7 e del 5,9 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente. In dettaglio, secondo l’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, Prometeia edallo stesso Crif, le erogazioni di mutui immobiliari per acquisto di abitazioni sono in forte riduzione (-47% nel 2012 e -16,8% nel primo trimestre 2013). E la qualità del credito peggiore sia per i mutui sia per il credito al consumo e ci sono prospettive di lieve crescita solo a partire dal 2014.

Articolo Precedente

I treni Finmeccanica “non funzionano”. E l’Olanda li sostituisce con quelli canadesi

next
Articolo Successivo

Fiat vende sempre meno automobili, mentre Elkann scala il Corriere della Sera

next