La stampa italiana, e in genere quella europea, danno oggi molto rilievo, spesso in prima pagina, all’ennesimo capitolo delle rivelazioni della talpa del Datagate Edward Snowden, secondo cui – riferisce per primo Der Spiegel – gli Stati Uniti, tramite la National Security Agency, avrebbero spiato per anni, oltre a Russia, Cina e tutti i nemici possibili, i Paesi dell’Unione europea, che sono loro alleati – moltissimi fanno pure parte dell’Alleanza atlantica -.

Anche Il Fatto riferisce la notizia, insieme al particolare che – sempre fonte Snowden, ma stavolta via The Guardian – sette Paesi fra cui l’Italia avrebbero favorito l’operazione di spionaggio, fornendo segretamente dati delle comunicazioni telefoniche e su internet ogni volta che Washington li chiedeva. L’Italia – scriveva ieri il giornale britannico, ma le informazioni sono state oggi smentite – era al terzo livello di affidabilità, come Germania e Francia: non male, viene da sorridere, non ci capita spesso di tenere lo standard dei Grandi dell’Unione.

Un documento dell’Nsa del 2010 definisce l’Ue “un obiettivo”: le sedi delle istituzioni comunitarie, a Bruxelles e altrove, e i diplomatici europei a Washington e presso l’Onu di New York sarebbero stati intercettati.

Le notizie sono spesso corredate da commenti volta a volta sorpresi, irritati o scandalizzati. Facendo le veci di Lady Ashton, il ‘ministro degli esteri’ dell’Ue, che non ha la vocazione alla tempestività, né il dono dell’incisività, Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, socialdemocratico, tedesco, dice: “Se è vero, è un enorme scandalo, su cui gli Usa devono dare immediate spiegazioni”. Lo stesso Schulz, in campagna per ottenere la presidenza, l’anno prossimo, della Commissione europea, aggiunge: “Se è vero, incrinerebbe gravemente le relazioni con l’Ue e avrebbe serie conseguenze sulle future relazioni” transatlantiche.

Sinceramente, non riesco a condividere la sorpresa e neppure lo scandalo. Anzi, se gli Stati Uniti spiano tutti, a cominciare da se stessi, in un Mondo dove tutti spiano tutti, come racconta Snowden, mi dà quasi un senso di sollievo e persino una punta d’orgoglio, sapere che spiavano pure l’Ue: allora, vuol dire che l’Europa conta qualcosa; o, almeno, che l’America lo pensa; oppure, non si fidano di noi, siamo meno ‘bulgari’ di quanto non ci sentiamo.

Un bel ricostituente, per il nostro perenne senso di crisi, d’irrilevanza, d’impotenza: Washington tiene a carpire a Bruxelles i segreti dei nostri estenuanti negoziati spesso inconcludenti. Certo, potrebbe pure essere l’ennesima cantonata dell’intelligence statunitense: ci credono quel che non siamo più – una potenza – o non siamo ancora – un’Unione -. A forza d’intercettare a destra e a manca, gli Usa perdono la bussola e confondono l’Ue con l’Asse del Male.

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