E così finalmente la Camera ha dato il via libera definitivo al più grande programma di riarmo italiano dell’ultimo quarto di secolo. L’acquisto degli F-35, quelle cose che ti fanno armare la pace così la puoi amare, tanto per citare il ministro ciellino Mario Mauro, è passato a vele spiegate tra gli applausi e i voti favorevoli di 381 deputati su 530 votanti. Alcuni dei quali pensavano di aver restituito al Parlamento l’ultima parola sull’F-35 e invece l’hanno semplicemente riconsegnata in toto, mani e piedi legati, alle scelte del Governo. Nel segno di una invincibile sconfitta. E già sappiamo quali sono, e quali saranno, queste scelte quando, tra qualche mese, la Camera chiuderà le indagini conoscitive sollecitate dall’ordine del giorno approvato mercoledì pomeriggio. Concluse le quali le Commissioni si pronunceranno, dice la mozione, “ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244”.

Scritto così sembra l’XI comandamento delle Tavole della Legge, anche se non vedo chi possa essere il moderno Mosè che si presenta ieratico al popolo raccolto nella valle. L’irascibile Brunetta? Il gentile Speranza? Chissà l’imbarazzo del povero Gustavo Dorè che ci trasmise quell’icona barbuta e immortale del profeta poi entrata nell’immaginario collettivo.

Oggi, la citazione di un articolo di legge è l’equivalente del latinorum di don Abbondio, usato per confondere i villici. Che cazzo è “ai sensi dell’articolo“ eccetera? Se lo scrivono vorrà ben dire qualcosa, sarà stato il pensiero della maggior parte dei 381 che hanno premuto il bottone del “sì”. Figurarsi per la casalinga di Voghera: “Guarda gli F-35 non li comperano, lo hanno deciso aissensi. La sapranno loro cosa vuol dire”.

E invece no, non lo sanno. Anche se alcuni, quelli che tirano le fila della manovra fatta ai danni del Parlamento e del popolino, adesso stanno gongolando. Perché quanto è già stato avviato del programma va avanti comunque, ed è molto, molto di più di quei tre aerei di cui ci hanno finora raccontato. Sono infatti almeno dieci gli F-35 già in lavorazione per la nostra Aeronautica, secondo quanto aveva scritto qui qualche giorno fa il vostro blogueur preferito. Informazione ieri riconfermata con molta più precisione e dettagli da Silvio Lora Lamia sul sito analisidifesa.it. Anzi,  secondo l’articolo di Lora Lamia, gli aerei per i quali l’Italia si sarebbe già obbligata sono addirittura 14 per un impegno finanziario di oltre un miliardo di euro solo per i primi sei (faccio notare che un miliardo per sei aerei sono oltre 150 milioni a pezzo: ah, i bei tempi del generale Debertolis quando raccontava alla Camera che sarebbero costati appena 80 milioni l’uno. Si sa, i sogni di gioventù svaniscono come nebbia al sole).

Perché aissensi dell’articolo 4 significa che le Commissioni difesa potrebbero anche dire al Governo che l’F-35 non gli piace, ma nulla di più. Nonostante quanto sostiene ai quattro venti l’ex margheritino Gian Piero Scanu, oggi deputato piddino, considerato il padre di quell’articolo della legge eccetera. Perché, ve la faccio breve, questo articolo dice che le Commissioni difesa possono (a maggioranza assoluta dei componenti) anche votare contro un sistema d’arma, ma solo se il progetto è difforme dalla pianificazione del Ministero.

Tradotto: se il ministero avesse scritto che vuol comperare dei mazzi di fiori da mettere nei cannoni e poi invece proponesse di prendere, con quei soldi, gli F-35, allora gli posso dire di no. Ma se scrive che vuole gli F-35 e quello ci chiede, il Parlamento può solo fare un lungo e sospiroso “aahhh” ma niente più. Magari, qualche deputato, per addormentarsi, potrebbe contare gli F-35 invece delle pecorelle. Un impiego socialmente utile.

Alla fine dell’ambaradan, tutto questo non vuol dire nient’altro che il pacifico e pio Mauro, il sussiegoso Pansa di Finmeccanica, gli stellati generaloni e ammiraglioni e i padroni della Lockheed-Martin oggi stanno brindando e festeggiando. Speriamo solo che, almeno lo champagne, non ce lo mettano nel conto dell’F-35

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