Mario Draghi avverte che bisogna avere “un sistema finanziario sano”, mentre gli utili delle banche sono in caduta libera e le autorità di regolamentazione chiedono di rafforzare il capitale degli istituti. “I nostri sforzi correnti per una unione bancaria europea sono cruciali”, ha spiegato il presidente della Banca centrale europea, sottolineando che “l’incertezza rimane” e che l’obiettivo della unione bancaria è creare trasparenza e stabilità nell’Eurozona. Il numero uno dell’Eurotower ha detto quindi di aspettarsi che “lo stimolo monerario supporterà una ripresa più tardi a fine anno”.

E ha chiarito che non intende bloccare gli aiuti all’economia, allontanando i timori degli investitori dopo l’annuncio della Federal Reserve, che settimana scorsa si è detta pronta a interrompere l’acquisto di bond da 85 miliardi di euro al mese, facendo crollare i mercati di tutto il mondo. “L’uscita della Bce dalla politica accomodante è distante”, ha precisato, “dal momento che l’inflazione è bassa e la disoccupazione è alta”.

Ma il Financial Stability Board, l’organismo che coordina la regolamentazione della finanza mondiale, esprime dubbi severi sul sistema bancario e resta scettico sui progressi compiuti finora, “nonostante qualche miglioramento”. Avverte così che alcuni settori del sistema finanziario mondiale restano esposti a rischi e che in alcuni Paesi le banche devono rafforzare ancora il capitale. L’organizzazione con sede a Basilea giudica inoltre con favore la revisione dei bilanci che la Bce farà quest’anno. E chiede un irrigidimento degli stress test da effettuare sulle banche.

L’organizzazione raccomanda quindi di disegnare degli scenari che includano anche dei rischi elevati sui tassi di interesse, un aumento degli spread, una caduta dei prezzi delle attività e una forte volatilità sui tassi di cambio e dei flussi di capitale. Nel mese di luglio l’Fsb rilascerà due rapporti sul fallimento ordinato delle banche sistemiche e sulle compagnie assicurative di dimensioni globali. E al prossimo G20 di settembre fornirà gli aggiornamenti sul recepimento nei diversi Paesi delle linee guida sulle politiche di retribuzione dei banchieri, sui derivati fuori mercato (Otc) e il sistema bancario ombra (shadow banking).

A complicare il quadro è la situazione delle banche italiane, che non sono certo nelle condizioni migliori per affrontare gli stress test delle autorità di vigilanza. I bilanci degli istituti, protagonisti principali del mercato, non danno infatti segni di miglioramento. Anzi. I profitti dei primi nove gruppi bancari, secondo l’analisi dei bilanci pubblicata da R&S-Il Sole 24 Ore, sono precipitati del 63% nel primo trimestre dell’anno, dallo stesso periodo dell’anno scorso, sotto il peso delle rettifiche sui crediti, aumentate dell’8,5 per cento. Preoccupano anche gli altri dati analizzati: il margine d’intermediazione (che considera diversi parametri) è calato del 9% e il Roe (il ritorno sul patrimonio netto) è sceso al 2%, di oltre tre punti rispetto al primo trimestre 2012.

Sale invece lo stock dei crediti deteriorati netti, passato da 120 a 125 miliardi (+4%), soprattutto per Unicredit (1,5 miliardi + 3,4%) e Monte dei Paschi di Siena (1,3 mliardi, +7,3%). Inoltre, per la prima volta dal 2005, il rapporto medio tra crediti dubbi e patrimonio netto tangibile sfonda la soglia del 100%. Confermata invece la stretta sul credito. E’ infatti calata significativamente l’incidenza dei crediti verso i clienti sulla raccolta diretta, ovvero l’indicatore che misura quanto un istituto indirizza credito alla clientela in rapporto al denaro che raccoglie.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione da un portavoce del gruppo Unicredit

Nel 1trim13 abbiamo assistito a un rallentamento del deterioramento del credito: in Italia i flussi lordi verso i crediti deteriorati sono scesi del 18,3% trim/trim, in calo per il secondo trimestre consecutivo. I flussi sono inoltre stati inferiori a quelli registrati nel 1trim12. Per il secondo trimestre consecutivo viene confermato in Italia il rallentamento dei flussi di crediti deteriorati lordi e netti. Nonostante il contesto economico continui a non mostrare segni di miglioramento in tutta Europa, in Italia in particolare, si mantiene un prudente ottimismo sui flussi di crediti deteriorati e si confermano le prospettive per l’esercizio. Il rapporto crediti deteriorati netti si attesta all’8,5% a livello di Gruppo, praticamente stabile trim/trim.

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