Per Sea, l’azienda che gestisce i gli aeroporti milanesi, finisce l’era targata Giuseppe Bonomi, manager vicino al centrodestra, che dopo quasi sette anni passa il testimone a Pietro Modiano, l’ex banchiere vicino al centrosinistra, indicato dal Comune di Milano, guidato dal sindaco Giuliano Pisapia. Ora “serve il rassetto del sistema aeroportuale del Nord Italia”, ha sottolineato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, auspicando che il nuovo capo della Sea “sia sensibile” al tema, perché “bisogna superare il conflitto tra Malpensa e Linate e pensare alla loro integrazione con Bergamo, Brescia, Verona, Torino e anche Venezia”.

Il progetto del Governatore lombardo è condiviso da Palazzo Marino, azionista di Sea con il 54,8% e da F21, che detiene circa il 44%. “E’ assolutamente positiva l’idea di creare delle sinergie”, commenta il capo di gabinetto del sindaco, Maurizio Baruffi. Sulla stessa linea l’ad di F2i, Vito Gamberale, interessato a collaborare e a confrontarsi sul progetto. In casa Sea però non sono mancate le tensioni durante l’assemblea dei soci, chiamata a rinnovare i vertici della società milanese. Dopo aver confermato Mauro Maia e Renato Ravasio, indagati per aggiotaggio, nella lista di F2i non votata dal Comune di Milano, Gamberale è passato all’attacco della passata gestione. In Sea “c’era una struttura monarchica e distorta”, attacca il top manager che chiede ora “un’adeguata ripartizione dei poteri, con un cda focalizzato sul controllo e sull’indirizzo”.

Giuseppe Bonomi risponde snocciolando i risultati ottenuti: “Negli ultimi 3 anni abbiamo incrementato del 16,7% i ricavi e del 42,7% l’ebitda. Lascio una società sana”. Intanto la società che gestisce gli scali milanesi di Linate e Malpensa ha deciso di ridurre del 30% gli stipendi dei vertici e complessivamente la governance costerà il 60% in meno. Rimane però il problema di Sea Handling, la società che gestisce la consegna dei bagagli, oggetto di una multa della Ue che potrebbe farla fallire. E che potrebbe far scattare un caso di forte tensione con i sindacati e, soprattutto, con i lavoratori coinvolti. Secondo Gamberale “ci sono ancora le condizioni per difendere una Sea Handling al 100% partecipata da Sea”. Una questione che “preoccupa” anche Palazzo Marino e che richiede un “impegno condiviso”, conclude Baruffi.

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