Il caso Ilva dimostra in maniera lampante che anche in Italia, come in Germania, i lavoratori dovrebbero entrare nel board delle aziende e co-decidere sulle attività delle imprese.
La co-determinazione, ovvero la mitbestimmung tedesca, è l’unica soluzione possibile per uscire veramente dal disastro dell’Ilva.

Infatti è certo che la tragedia dell’Ilva – spremuta come un limone dai Riva, e, prima dei Riva, quando era Finsider, gestita malamente dallo stato – non sarebbe stata possibile se si fosse applicata anche in Italia la co-determinazione. Il modello tedesco di partecipazione impone da oltre sessanta anni per legge che i lavoratori partecipino con poteri decisionali effettivi al consiglio di sorveglianza di tutte le medie e grandi imprese, nazionali e multinazionali: nelle imprese dai 500 ai 2000 dipendenti i lavoratori tedeschi eleggono un terzo dei consiglieri, nelle imprese con oltre 2000 addetti eleggono addirittura la metà dei consiglieri del board (come accade per esempio alla Volkswagen, alla Siemens e alla Opel).

Attenzione però: non sono i sindacati a dirigere l’azienda in collaborazione con gli azionisti. In Germania infatti tutti i lavoratori, con o senza tessera sindacale, hanno per legge un doppio diritto di voto: da una parte eleggono il consiglio di fabbrica per le attività rivendicative e sindacali, dall’altra nominano i loro rappresentanti nel board delle imprese. Sono quindi i lavoratori e non solo il sindacato a nominare i rappresentanti nel board. I rappresentanti eletti dai lavoratori decidono alla pari degli azionisti sui bilanci, gli investimenti, la nomina del top management, le delocalizzazioni all’estero, le acquisizioni e le dismissioni. E decidono ovviamente anche sugli investimenti per la sicurezza e l’ambiente. Nonostante la dura opposizione della confindustria tedesca, il modello tedesco di democrazia industriale funziona bene da sessanta anni, sia per i lavoratori che per le imprese.

La democrazia industriale su modello tedesco può diventare parte indispensabile della soluzione della crisi dell’Ilva e in generale dell’industria italiana: ma occorrerebbe che la classe politica, la sinistra e i sindacati avessero più coraggio e maggiori ambizioni. E occorrerebbe che applicassero la Costituzione, la quale all’articolo 46 afferma che “la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende“.

 

Articolo Precedente

Imu, la legge è inutile. Dalla Chiesa arriveranno solo gli spiccioli

next
Articolo Successivo

Crisi, consumi in calo (-3,9%) in aprile. Giù anche telecomunicazioni (-2,5%)

next