“Il presidenzialismo esiste in paesi civili e democratici”. Esatto!
“Il presidenzialismo non è l’anticamera del fascismo”. Giusto!
“Il semi presidenzialismo c’è anche in Francia”. Come negarlo?

Peccato che quei testi siano nati in altri contesti. Allora proviamo a porre noi alcune domande ai vecchi e, soprattutto, ai nuovi adoratori dell’idolo presidenzialista. Conoscete un paese, che voglia definirsi democratico, nel quale ministri in carica e componenti della maggioranza, marciano contro i tribunali? In quale paese si è fatto un accordo per cambiare la Costituzione con chi è in attesa di giudizio ed è accusato persino di aver usato gli apparati dello stato per colpire i suoi avversari?

Come si può ipotizzare di introdurre forma alcuna di presidenzialismo senza aver prima risolto il nodo del conflitto di interessi e del rafforzamento della autonomia della Corte Costituzionale, del consiglio superiore della magistratura e dei singoli magistrati? Qualsiasi sia e sarà il testo, il contesto resterà inquinato, in modo irreversibile. Prima di ipotizzare qualsiasi stravolgimento della Costituzione si porti in votazione una seria legge sul conflitto di interessi e si cerchi la convergenza tra Pd, Sel e 5 stelle.

Se così non sarà l’Italia potrebbe conoscere una variante ulteriormente peggiorativa del modello presidenzialista: quello a reti unificate, a controlli dimezzati. Dal semi presidenzialismo alla semidemocrazia!

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