Di tempo se n’è perso pure troppo.

L’editore della Rai è il Parlamento, tramite la Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi: fornisce indirizzi e regole alle reti di viale Mazzini, ha poteri di controllo e di gestione diretta degli accessi delle forze politiche e sociali.

Eppure la Commissione non è stata neanche costituita perché non si trova l’accordo sulla presidenza. Uno stallo che si ripete ogni legislatura, intollerabile per un organismo che svolge funzioni di rilievo costituzionale su una materia centrale per la democrazia.

Stabilire nuove regole per il diritto degli italiani a conoscere per deliberare, evitare che l’informazione e l’approfondimento Rai anche quest’anno chiudano per ferie, ripristinare dopo cinque anni le tribune politiche, restituire conoscenza su quei temi da troppo tempo censurati perché scomodi al potere, controllare bilanci e nomine, vigilare sugli obblighi e ripensare i contenuti del servizio pubblico: questioni che la Commissione dovrebbe affrontare con urgenza.

Costituirla subito, dunque, senza aver timore che il Presidente sia un parlamentare di M5S. Anzi, considerare un’opportunità che a presiederla sia qualcuno che sinora ne è stato estraneo.

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