Quasi 5 milioni di euro raccolti, ma ai terremotati dell’Emilia ne andranno solo 3. A criticare l’organizzazione di Italia Loves Emilia, il concerto di beneficenza che il 29 settembre 2012, a quattro mesi dalla seconda scossa di terremoto che il 29 maggio di un anno fa devastò una ‘bassa’ già in macerie, radunò al Campovolo di Reggio Emilia una folla di circa 15.000 persone, è Andrea Defranceschi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. I conti, spiega, “non tornano”.

“Osservando il resoconto generale del concerto di beneficenza, che ha portato complessivamente a poter raccogliere oltre 4 milioni di euro, tra le entrate del live (3.075.678,31 euro) e quelle derivate dalla vendita del cd e dvd (1.229.380,46 euro), ci è balzata agli occhi una cifra strana”, racconta Defranceschi, “i quasi due milioni di costi di produzione”. Un importo “troppo elevato”, sottolinea il consigliere, se si pensa che “il cast artistico, composto di ben 14 big, ha partecipato a titolo completamente gratuito”.

Calcolatrice alla mano, per l’eletto 5 Stelle le spese di produzione sono risultate “doppie rispetto qualunque altro concerto realizzato per la televisione con il quale lo si voglia confrontare”: a quelle del concerto del Primo maggio in Piazza San Giovanni a Roma, che non ha raggiunto i 600 mila euro di costo di produzione (all’incirca 580 mila euro), riprese aeree incluse. A quelle del Concerto per l’Emilia, il primo delle iniziative solidali per i terremotati, tenutosi il 25 giugno 2012 allo stadio Dall’Ara di Bologna. In quell’occasione persino la produttrice Assomusica lavorò gratuitamente: “I costi di produzione saranno ridotti al minimo”, disse l’agenzia, “grazie all’apporto gratuito di persone, strutture e servizi. L’estrema riduzione dei costi di produzione consentirà di devolvere l’intero incasso della biglietteria in un fondo della Regione per la destinazione integrale alle finalità di solidarietà e ricostruzione”.

Il punto, per Defranceschi, è proprio questo: “Specie in situazioni gravi come il terremoto dell’Emilia verrebbe da pensare di rivolgersi a imprese disposte a lavorare con costi ridotti al minimo, magari solo con il riconoscimento delle spese effettive: benzina, trasporti. A Bologna nulla all’infuori del rimborso spese venne trattenuto né dalla produzione né dal canale televisivo appaltante. Ma nell’elenco spese del concerto al Campovolo compaiono anche voci superflue”.

Il consigliere si riferisce ad alcuni dati in particolare: ad esempio, per citarne alcuni, i 2.297,75 euro spesi per la moquette da inserire nei camerini o i 1.500 euro spesi per arredarli. I 60 mila euro per i gazebo, i 12 mila euro per i vip box, i 3.300 euro per il noleggio di biciclette e motorini. “Io credo che chi partecipi a iniziative come queste lo faccia per la musica, ma soprattutto per contribuire ad aiutare chi si trova in difficoltà. Sono state costituite associazioni senza scopo di lucro, gli artisti si sono esibiti gratuitamente e, spontaneamente, ognuno ha fatto la propria parte, e anche di più, perché il massimo ricavo andasse alla popolazione messa in ginocchio dal terremoto, e ora veniamo a scoprire che dei quasi 5 milioni ricavati, due sono svaniti per costi di produzione? Una sproporzione di costi inaccettabile, visto scopo e provenienza di questo denaro. Non mettiamo in dubbio la buona fede della Regione”, sottolinea il consigliere, che per chiedere conto delle spese ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale, “tant’è che gli specifici fondi di “Italia Loves Emilia” e tutti i dettagli sull’utilizzo, controllati da un apposito revisore unico nominato in sede di costituzione delle due associazioni, sono visibili su internet. Proprio per questo non possiamo non invitare il commissario Vasco Errani a farsi carico di chiedere letteralmente conto di questo costo spropositato”.

La situazione, seppure in misura diversa in relazione alle dimensioni dell’evento, ricorda il caso del concerto “Musicisti per l’Emilia” che si svolse al teatro Regio di Parma il 20 giugno 2012 quando, su 4.520 euro raccolti grazie alla partecipazione del pubblico, vennero devoluti alla scuola di musica “Carlo e Guglielmo Andreoli”, situata in una Mirandola devastata dal terremoto, solo 639,74 euro. Questo poiché dal ricavato erano stati tolti i costi ‘vivi’ sostenuti dal Regio. Tra i quali, ad esempio, 1.200 euro per i vigili del fuoco, 112 euro per il macchinista, 95 euro per l’elettricista, 442 euro in materiali per la stampa, 50 euro per la pubblicità su internet, 102 euro per l’addetto alla biglietteria, 535 euro per pagare le maschere e, ovviamente, 378 euro per la Siae.

“Credo che ai cittadini si debba fornire una spiegazione”, conclude Defranceschi, “Perché per Italia Loves Emilia non si è badato a spese? E poi, come mai il ricavato è confluito nelle casse della Regione, a quanto ci si risulta, solo il mese scorso? A chi sono andati gli incassi della pubblicità che il canale di distribuzione, a differenza del concerto al Dall’Ara, si è riservata di inserire durante l’evento? Non vogliamo pensare che interessi diversi possano aver inquinato il funzionamento della macchina della beneficenza, perché il lucro sulla disperazione è un pensiero che farebbe rabbrividire chiunque, e siamo dunque certi che la Regione vorrà andare infondo a questa storia”.

 

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