“Una soap opera”. Matteo Renzi risponde così a chi lo accusa di voler tendere una trappola al governo Letta. “E’ politica da telenovela: ho soltanto detto quello che pensa la stragrande maggioranza delle persone”. E quello che pensano i cittadini e che “chiedono al proprio governo di fare”, il sindaco lo ha chiarito durante la presentazione del suo libro “Oltre la rottamazione”. “Un esecutivo è serio se fa le cose e non vivacchia”, aveva attaccato Renzi. 

E dal segretario Guglielmo Epifani è arrivato l’invito ad abbassare i toni. ”Non siamo in una caserma, ma il momento è delicato – è l’avvertimento di Epifani dalle pagine del Mattino– la prossima settimana si voterà in tanti comuni dove ci sono nostri candidati in corsa per ricoprire la carica di sindaco. Mi attendo dunque che ognuno di noi dia una mano in questi giorni decisivi, ma anche i toni che useremo sono importanti”. Il voto imminente richiede l’impegno di tutti, è il messaggio del segretario Pd, e quello che viene chiesto a Renzi è “una mano per vincere i ballottaggi“.

“Non dà fastidio la discussione – ha precisato il segretario – ma l’idea che si possa offrire all’esterno l’immagine dell’anarchia”. Sulla legge elettorale, tema affrontato anche da Renzi, Epifani spiega quanto avvenuto rispetto alla mozione di Roberto Giachetti, che proponeva di tornare al Mattarellum, “è stato sbagliato il giorno”, dice Epifani. “La proposta, oltre a essere trasparente, potrebbe pure essere percorribile, ma non era quella la sede per chiedere una discussione. E’ sicuro comunque che il Pd non intende più tornare al voto con il Porcellum”. 

Anche Dario Franceschini getta acqua sul fuoco. ”Renzi non ha fretta di tornare a votare. Sostiene il governo e lo stimola, con qualche punzecchiatura, a dare risposte ai problemi per la cui soluzione è nato. E poi Matteo sa bene che le sue carte per la leadership non sono a scadenza come uno yogurt. Se il governo viene aiutato a lavorare bene, chiunque verrà dopo, vincendo le elezioni, sarà avvantaggiato”. Il ministro per i Rapporti col Parlamento in un’intervista a Repubblica ha escluso anche ogni ipotesi di spaccatura all’interno del Pd. “Se un gruppo discute una proposta, vota a grande maggioranza e, in aula, la minoranza si adegua a quanto deciso insieme”.

Nodo centrale del discorso di Renzi è stato il discorso riforme, sul quale il rottamatore ha premuto il pedale dell’acceleratore. Ma Franceschini ha precisato: “Lo scetticismo è giustificato in passato la durezza dello scontro politico e le convenienze reciproche hanno sempre bloccato il percorso delle riforme. Ma stavolta è diverso: ai rivali di sempre conviene ottenere risultati perché fanno parte dello stesso governo”. Poi la precisazione sul bipolarismo, del quale Renzi aveva auspicato un ritorno: “Questa collaborazione con il Pdl – aggiunge – è possibile proprio perchè il sistema bipolare italiano è diventato irreversibile. Il sistema ora è tripolare, ma penso e spero che l’anomalia del voto ai 5Stelle sia destinata presto a essere riassorbita in un normale schema bipolare europeo”.

A giustificare le parole di Renzi sono arrivate anche le dichiarazione di Francesco Boccia sul Messaggero: “Gli stimoli degli amici rappresentano per il governo un fatto certamente positivo, e Matteo è sicuramente un amico e un sostenitore dell’impegno che sta esprimendo Enrico Letta. Ciò che mi sembra necessario evitare è far diventare l’ombelico del Pd oggetto del dibattito pubblico. Sarebbe inutile e dannoso. Siamo tutti impegnati sull’Ilva, sul costo del lavoro, sul prossimo Consiglio europeo. Chi pensa che le sollecitazioni di Renzi siano in malafede o non lo conosce o lo fa per alimentare il caos”. Poi la specifica sul termine “vivacchiare” utilizzato dal rottamatore per descrivere l’azione del governo Letta: “Non è certamente ciò che contraddistingue il governo Letta, che invece fa un lavoro straordinario. Trovo una distonia – aggiunge – tra i problemi reali sui quali ci stiamo impegnando senza riserve, Letta per primo, con un sforzo che non mi sembra abbia molti precedenti, e la voglia di alimentare polemiche laddove proprio non ce ne sono”.

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