L’Ultima Thule suonerà in giro per l’Italia senza Francesco Guccini. Rifugge la nostalgia il cantante di Pavana e il suo addio ai palchi è definitivo. A cantare l’ultimo disco saranno i suoi musicisti storici Juan Carlos «Flaco» Biondini (chitarre), Vince Tempera (piano), Antonio Marangolo (sax, percussioni, tastiere), Pierluigi Mingotti al basso (sostituito di Tavolazzi). Interpreta i testi una voce d’eccezione, Danilo Sacco, cantante storico dei Nomadi dopo la morte di Augusto Daolio. L’esordio sarà il 23 giugno a Macerata in occasione della rassegna Musicultura, accompagnati dallo stesso Guccini per un’ultima apparizione tra musica e strumenti e per quello che tutti già chiamano “Guccini Day” .

“Non è stata un’idea mia”, ha raccontato il cantante al Corriere della Sera, “ma dei “ragazzi” che volevano continuare a suonare. Il mio ritiro li aveva trasformati in “esodati” e questa mi è sembrata una buona soluzione. Perché no? Mi sembrano molto di più di una cover band». I ragazzi che hanno accompagnato per una vita Guccini hanno più di sessant’anni, orfani di un compagno di viaggio cercheranno di portare in giro la musica e farlo con le parole del maestro. Non ci saranno invece sul palco Ellade Bandini, il batterista, che verrà sostituito da Gigi Cavalli Cocchi, e il polistrumentista Roberto Manuzzi.

Danilo Sacco ritorna sulla scena dopo aver abbandonato i Nomadi, lasciandosi alle spalle 18 anni di carriera insieme a Beppe Carletti. Ora l’attività di solista e la decisione di cantare i testi di Francesco Guccini. “Non è un problema”, ha spiegato sempre Guccini al Corriere, “i rapporti restano ottimi. Ho appena scritto una canzone dal titolo “Nomadi” per i 50 anni del complesso e che Flaco sta finendo di arrangiare”. Un ritorno con la musica per un testo che vuole essere un regalo prima di dedicarsi completamente alla letteratura. Francesco Guccini non torna indietro e rispetta la sua parola di pochi mesi fa. L’Ultima Thule è il disco finale di una carriera: “Perché mi piace pensare che ci sia un’ultima volta in cui facciamo le cose”. Il coraggio di un addio e di un punto fermo scelto per volontà e non per necessità.

La chitarra Guccini l’ha appesa al chiodo. Lasciata in un angolo della sua casa di Pavana dove ora vorrebbe restare a scrivere e leggere. Il cantante lavora alla seconda parte de “Il dizionario delle cose perdute” e con Loriano Machiavelli scriverà libri gialli. Un lungo saluto alla musica che a fatica gli appassionati e i critici sono riusciti ad accettare. “Ho tre chitarre appoggiate al muro”, così aveva cercato di spiegare Guccini nell’ultimo incontro alla storica osteria da Vito a Bologna, “Non le prendo mai in mano, vorrà dire qualcosa? Gli ultimi tempi mi veniva male anche ai polpastrelli. Ma questo non vuol dire che non faccia più niente. Continuo a fare altre cose. Non penso mai durante il giorno alla musica, a comporre, a suonare la chitarra. Mai”. E l’addio alla musica lo fa con il cuore più leggero adesso che sa che ci saranno i “ragazzi” della band a suonare i testi di un’intera carriera al suo posto.

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