“Il sistema paritario è migliorabile, ma non verrà messo in discussione”. Il giorno dopo il referendum di Bologna per l’abolizione del finanziamento pubblico alle scuole paritarie, il sindaco Virginio Merola cerca di raccogliere i pezzi, ma la linea resta la stessa. Sostenitore della prima ora del fronte del No, rischia di essere il più grande sconfitto. “Come Sindaco il mio dovere è tenere conto di questa posizione e ribadire che il sistema pubblico e integrato funziona e funziona bene”. Nessun passo indietro e nessun annuncio di dimissioni come qualcuno ha provato a chiedere le ore successive lo spoglio delle schede, ma soprattutto, ci tiene a sottolineare il primo cittadino: “la giunta comunale non è a rischio”. Difficile però nascondere i malumori e le tensioni interne. “Se Merola ha problemi di maggioranza”, ha subito fatto sapere Manes Bernardini, capogruppo della Lega Nord, “noi ci siamo”.

Il referendum promosso dal Comitato Articolo 33 è consultivo e non vincolante e il sindaco non intende fare passi indietro. “Il mio compito”, ha continuato Merola, “è unire chi ha votato “A” e chi ha votato “B” per una battaglia comune, cioè chiedere più risorse al governo per la nostra scuola pubblica. Non è il momento di continuare con le divisioni, il risultato ci consegna un’opinione. Questa va usata da entrambe le parti per migliorare la nostra scuola”.

Il sindaco nel giorno più difficile si trova a commentare un risultato che rischia di essere un banco di prova per la stessa giunta a livello locale, ma anche nazionale. Il Partito Democratico incassa un’altra sconfitta dopo aver sostenuto il fronte del “B”, il mantenimento del finanziamento pubblico alle scuole paritarie, a fianco di Pdl, Curia e Lega. Ora si aspettano le prossime mosse, tra alleati scontenti e malumori che minacciano di farsi più grandi del dovuto. “Lo statuto”, ha ricordato Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale, “prevede tre mesi di tempo per cambiare la convenzione o meno”.

L’intenzione è quella di aprire un dialogo e Articolo 33 ha già ricevuto l’invito per un primo incontro. Una tappa importante sarà il 18 giugno prossimo, quando in Comune a Bologna si terrà un’istruttoria pubblica sul comparto 0-6 (che comprende le scuole dall’asilo nido alla materna). Tema caldo che già ha destato numerosi conflitti all’interno della giunta che in questi giorni sta valutando il passaggio del settore all’interno dell’Asp. “Dire che A ha vinto e B ha perso”, ha concluso Merola, “sarebbe una considerazione giusta solo nel caso di un referendum decisionale non consultivo come questo, ma in quel caso non avremmo raggiunto il quorum. C’è una cosa importante da fare, provare tutti a mettere da parte senso di rivalsa e divisioni perché qui c’è in ballo molto di più del conteggio effettivo dei voti”.

Tra i delusi anche molti sostenitori dell’opzione B che la mattina dopo la consultazione si trovano a dover tirare le somme di un’idea che non ha trovato l’appoggio di molti cittadini. L’appiglio è la scarsa affluenza che mette in dubbio, secondo il fronte del No, la credibilità del referendum. Alessandro Alberani, segretario della Cisl, critica non solo la modalità scelta, ma anche la soddisfazione del comitato articolo 33 “ingiustificata a fronte di un astensionismo così elevato. Il 28% è un dato basso, che pesa come un macigno sulle spalle dei promotori. Questo dimostra che i bolognesi non se ne sono interessati. Il voto non mette in discussione il sistema. Noi comunque non regaliamo la parola Costituzione a quelli del comitato A”.  Amareggiato anche Giovanni Sedioli, ex preside dell’istituto Aldini Valeriani” e autore di uno degli appelli per il voto in difesa del sistema scolastico integrato: “Il referendum era sbagliato sia negli obiettivi posti, sia come proposta. Certo è che forse la scarsa partecipazione dimostra che sui temi della scuola noi cittadini forse siamo meno sensibili. Ora bisogna riunire le forze perché tutto il sistema è in difficoltà”.

di Martina Castigliani e Annalisa Dall’Oca

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