In via dello Scalo, a Bologna, sede del comitato Articolo 33, esultano. Qualcuno taglia una torta, altri stappano una bottiglia di spumate e si canta ad alta voce perché in realtà si stenta ancora a credere che, “nonostante la mobilitazione di forze politiche scese in campo per sostenere l’opzione B”, quella favorevole al mantenimento dello status quo e quindi alla convenzione che prevede l’erogazione di circa un milione di euro annui da parte del Comune di Bologna alle scuole paritarie private, “Davide abbia sconfitto Golia”. Che un pugno di spartani, per usare la metafora di Wu Ming, abbia rovesciato “un pronostico scritto sulla carta”, infliggendo un duro colpo prima di tutto alla politica cittadina. Al Pd e al Pdl, che insieme avevano sostenuto fortemente la convenzione che ad oggi finanzia il privato, il sindaco Virginio Merola a capofila, appoggiati da tutti tranne che dal Movimento 5 Stelle e da Sinistra Ecologia e Libertà: dagli altri partiti, dalla Chiesa, da Cna, da Confindustria, Ascom, Unindustria e, in generale, “dai poteri forti dell’estabilishment cittadino”. Eppure i risultati parlano chiaro: “i cittadini di Bologna non votano più per appartenenza a una bandiera, ma valutano nel merito le questioni sollevate”. E i ‘marziani’, come li aveva definiti l’assessore comunale agli Affari istituzionali Matteo Lepore, hanno vinto.

“Stiamo festeggiando – esulta l’attore Ivano Marescotti – è una vittoria per Bologna e per l’Italia, perché noi oggi siamo stati un laboratorio per tutto il paese. Ciò che è avvenuto è un fatto politico eccezionale, ha vinto la scuola pubblica e hanno vinto anche i bambini. Chi ha fatto flop sono i grandi partiti che ora usano la scusa della partecipazione per cercare di sminuire il risultato: ma devono prendere atto del fatto che molti cittadini, lo zoccolo duro del Pd, per esempio, hanno preferito non votare piuttosto che andare a votare ‘B’”.

In termini di partecipazione, del resto, i dati parlano chiaro: i votanti, 85.934, il 28,71% della popolazione, sono circa di 7 volte superiori a coloro che si mobilitarono nel 2011 per chiedere che il referendum fosse indetto. E a conti fatti, in 50.517 hanno invitato la Giunta Merola a rivedere la famigerata convenzione.

Io credo che il sindaco, a questo punto, dovrebbe dimettersi – continua Marescotti – inizialmente aveva detto che non avrebbe tenuto conto del risultato del referendum, che avrebbe tirato dritto, poi si è speso molto per invitare la cittadinanza a votare ‘B’. Non si è semplicemente comportato da arbitro, ha usato tutto il suo peso, tutto il peso del suo partito e della Curia per ottenere quel risultato, ma è stato sconfitto. Quantomeno credo debba fare autocritica, perché oggi è stato bocciato”.

Una bocciatura che ora pesa sui Democratici come un macigno. Primo partito in città, uscito vittorioso dalle ultime amministrative, a nulla sono valsi gli appelli rivolti ai bolognesi non solo per invitarli ad andare a votare, ma anche per chiedere che votassero ‘B’. Del resto, almeno secondo Marescotti, “questi partiti sono ormai flaccidi e tramortiti. Basta guardare come stanno andando le elezioni amministrative in Italia: l’affluenza è in drastico calo”.

“Hanno mobilitato il Papa, Romano Prodi, Matteo Renzi la Chiesa intera: sulla carta, questa volta, Davide aveva una mano legata dietro alla schiena ed era senza fionda – esulta anche Massimo Bugani, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, da subito a fianco di Articolo 33 – pensare che il Pd aveva anche fissato il tetto della partecipazione a 80.000 votanti, e Bologna li ha sorpresi persino sotto questo aspetto. È una soddisfazione enorme, ancora una volta i cittadini dimostrano di essere stanchi di questi partiti. Ormai lo scollamento tra loro e gli elettori è lampante”.

Da tutta Italia sono molte le telefonate che arrivano in via dello Scalo per complimentarsi con il comitato Articolo 33 della vittoria: da Firenze, da Napoli, da Milano. “I telefoni bruciano – sorride Isabella Cirelli, che del comitato è Presidente – è bellissimo che un gruppo di cittadini abbia fatto sentire in questo modo la propria voce. Non ce lo aspettavamo, non era certo un risultato scontato”.

“I marziani festeggiano – commenta anche il filosofo Stefano Bonaga, mentre in sottofondo si sente tutta la gioia dei volontari che per due anni hanno lottato per ottenere la consultazione – oggi i bolognesi hanno votato ‘A’ per far vincere la ‘A’, nonostante ci fosse qualcuno che li invitasse a barrare la ‘B’ per sostenere le ragioni della ‘A’. Ora spero che chi ha perso capisca che è questo il terreno sul quale lavorare per aprire una discussione vera sul tema della scuola e dell’istruzione, per dare vita a iniziative in favore della ricerca e della formazione. Certo, quello di oggi era un referendum consultivo dunque la Giunta sarà libera di fare ciò che vuole, ma spero non ci si attacchi a questioni come l’affluenza e si prenda atto del risultato”. Un risultato, precisa Bonaga, “tanto più importante se si pensa che, a differenza delle elezioni classiche, si poteva votare solo oggi, le informazioni erano piuttosto confuse e i seggi disponibili erano solo la metà. Credo, quindi, che 85.000 votanti siano un grande risultato democratico”.

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