L’ombra del doping torna ad allungarsi sul Giro d’Italia. Danilo Di Luca è risultato positivo all’Epo ad un controllo a sorpresa effettuato nella sua abitazione il 29 aprile, a meno di una settimana dall’inizio della Corsa Rosa che registra così il secondo caso di doping di questa edizione 2013. Il 10 maggio, infatti, al termine della settimana tappa, Sylvain Georges, corridore francese della squadra Ag2r, era stato sottoposto ad un test anti-doping che aveva evidenziato la presenza di heptaminolo, uno stimolante illecito. Positività confermata anche dalle contro-analisi. Ma se il caso di Georges, gregario poco noto al grande pubblico e quasi sempre nelle retrovie del gruppo, era passato sotto traccia, la positività di Danilo Di Luca rappresenta un brutto colpo per il Giro d’Italia e ancora una volta per lo sport delle due ruote, visto che Di Luca è recidivo e con il doping aveva avuto già problemi per due volte negli ultimi 6 anni.

Uomo simbolo del ciclismo italiano degli anni Duemila – vincitore del Giro del 2007 ma anche della Liegi-Bastogne-Liegi, dell’Amstel Gold Race e del Giro di Lombardia –, nel 2007 era stato squalificato per tre mesi per la frequentazione tra il 2003 e il 2004 del medico Carlo Santuccione, sospeso dal Coni tra il 1995 ed il 2000 e poi coinvolto nell’inchiesta Oil for Drugs (per la quale è stato radiato a vita). Nel 2008, poi, ecco l’esito anomalo di un controllo effettuato proprio durante il Giro vinto l’anno precedente: la Procura anti-doping chiese una squalifica di due anni, da cui però Di Luca fu assolto perché l’ipotesi accusatoria non aveva raggiunto il grado di probabilità richiesto dal regolamento Wada.

La squalifica è arrivata invece tre anni dopo: durante il Giro d’Italia del 2009 (concluso quell’anno al secondo posto, alle spalle del russo Denis Menchov), Di Luca era stato trovato positivo al Cera (l’epo di “terza generazione”) in due diversi controlli, al termine della 11esima e della 18esima tappa. Sospeso dall’Uci e licenziato dalla sua squadra (la Lpr–Vini Farnese), il primo febbraio 2010 era stato squalificato dal Coni per due anni, poi ridotti di nove mesi per la collaborazione nelle indagini.

Scontata la squalifica, Di Luca è tornato alle corse nel 2011 con la Katusha. Nel 2012 ha corso per la Acqua e Sapone, dimostrando di essere di nuovo competitivo con il secondo posto al campionato italiano, e guadagnandosi così l’occasione di tornare al Giro d’Italia con la Vini Fantini-Selle Italia. Fin qui la corsa di Di Luca non era stata particolarmente entusiasmante: qualche attacco e tentativo di fuga non riuscito, in classifica il Killer di Spoltore (così soprannominato dai tifosi per la sua proverbiale “sparata” in salita) era 26esimo, ad oltre mezz’ora di distacco dalla maglia rosa di Vincenzo Nibali. A 37 anni, però, anche per ottenere questi modesti risultati serviva evidentemente un “aiutino”. Se confermata dalle controanalisi, questa seconda (quasi terza) positività segnerà la fine della carriera dell’abruzzese, vista l’età avanzata e soprattutto la recidività. Di sicuro non correrà con la Vini Fantini-Selle Italia: “Di Luca è licenziato, è un corridore che io nemmeno volevo in squadra perché non mi dava tranquillità – dice il direttore sportivo Luca Scinto, che parlando con l’AdnKronos si dice furioso e amareggiato – Lo sponsor voleva dargli un’altra possibilità, io ho lottato per non prenderlo ma ho dovuto accettare a malincuore”, spiega Scinto all’Adnkronos. “Di Luca ha tradito me e anche lo sponsor, per me le persone trovate positive prima del Giro sono malate e si devono curare”. Scinto usa parole nette: “Nel 2013 essere trovati positivi all’Epo è una cosa da dementi. Sbagliare nella vita può succedere a tutti ma ripetersi è da malati, che fosse cretino fino a questo punto non lo pensavo”. Licenziato? “Non c’è nemmeno bisogno di dirlo. Lui ha firmato un regolamento interno della squadra molto rigido e ne pagherà le conseguenze anche a livello economico”.

Di Luca, quindi, non ripartirà domani per quella che sarebbe dovuta essere la 20esima tappa, ma che sarà la 19esima (quella di oggi, Ponte di Legno-Val Martello, è stata annullata per neve). Ma non è bastato. E anche la tappa di domani da Silandro alle Tre cime di Lavaredo (l’arrivo principe dell’edizione di quest’anno) è a rischio. Senza Wiggins e Hesjedal (protagonisti annunciati e ritirati), poco spettacolare e dal percorso mutilato, adesso il Giro dovrà fare i conti ora anche con l’incubo doping. Davvero non è il finale che gli appassionati si aspettavano.

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