”Ho sentito al telefono Marchionne, è stata una conversazione molto piacevole e simpatica, anche perchè io sono figlio di un operaio della Fiat”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato. “Ora lo incontrerò e parlerò di quello che chiediamo noi: noi – ha detto – chiediamo di rimanere in Italia e di essere un’industria nazionale”.

Questa l’esternazione del sindaco di Padova sui piani del Lingotto a 48 ore dalle ultime novità su Fiat Industrial che dopo la fusione con Cnh punta alla cittadinanza fiscale britannica. “Ho frequentato le colonie estive dell’azienda. Detto questo, dobbiamo tener presente che il mercato nazionale è passato in tre anni da 2 milioni di nuove immatricolazioni a una previsione di poco oltre 1,3 milioni a fine anno. L’automotive è in forte difficoltà, ma resta fortemente strategica per il nostro Paese”, aveva detto mercoledì al Sole 24 Ore confondendo le attività auto di Fiat con quelle nelle macchine agricole e nei camion e anticipando un incontro con Marchionne per la prossima settimana per “una chiacchierata che mi faccia capire cosa ha intenzione di fare per l’azienda nel nostro Paese”.

Sembrano quindi nuovamente da confermare gli impegni di presi dal Lingotto col governo Monti. Del resto lo stesso ex premier aveva commentato la decisione di Fiat sulla cittadinanza fiscale di Iveco sostenendo che “una grande impresa multinazionale ha il diritto e il dovere di cercare le condizioni più favorevoli e, alla lunga, anche tenere presente quale è la sua culla, il suo territorio di provenienza può essere utile e la Fiat lo ha fatto molte volte prendendo gli aiuti di Stato soprattutto nel passato”.

Secondo Monti gli aiuti, come quelli dei quali ha usufruito la Fiat in passato, non vanno più dati ma allo stesso tempo “è chiaro che se non c’è alcuna forma di coordinamento fiscale, in Europa, le società finiscono per andare dove c’è più convenienza. Per questo il coordinamento fiscale è essenziale, anche se il percorso per arrivarci è molto lento”.

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