Si chiama “Buycott” e nell’assonanza tra le parole boicottare e comprare (to buy in inglese) sta tutto il senso della nuova App per smartphone. L’obiettivo del team di giovani sviluppatori americani è di dare la possibilità ai consumatori di effettuare acquisti consapevoli. In barba alle strategie produttive mondiali ed alle politiche alimentari che impegnano politici e capitani d’industria, agli effetti distorsivi della globalizzazione, ecco una semplice app capace di mettere in scacco le grandi multinazionali e le loro scelte, anche quelle più recondite, in nome della consapevolezza.

Una volta installata, basta passare il proprio dispositivo sul codice a barre dei prodotti presenti sugli scaffali dei negozi e dei supermercati del pianeta per mapparne origine e caratteristiche, tracciando una sorta di albero genealogico del bene di consumo. Chi lo ha prodotto? Come e dove? L’intero processo produttivo si è svolto nel rispetto dell’ambiente e di dignitose condizioni di lavoro? Acquisite in tempo reale le informazioni, si potrà così decidere se il bene di consumo risponda ai propri principi etici e “meriti” di essere acquistato. Una controllo incrociato che arriva fino alle aziende collegate alle multinazionali, spesso legate al brand di riferimento da complesse alchimie societarie. E cambia persino la natura del codice a barre. A quarant’anni esatti dalla sua introduzione, da lingua internazionale del business, il “barcode” diventa segno di incontro tra società dei consumi e società dell’informazione, fonte qualificata della libertà di scelta.

Con “Buycott” è possibile, inoltre, intervenire o seguire campagne d’opinione: la posizione (in un senso o in un altro) di una multinazionale sugli Ogm, sugli esperimenti sugli animali, perfino sul copyright e sull’open source. Pur avendo un ricco database, la nuova app ha, però, una limitata conoscenza dell’enorme gamma di prodotti commercializzati nel mondo. Ed ecco allora che lo stesso acquirente può immettere informazioni, anche in considerazione della complessità delle strutture societarie delle multinazionali, soggette a continui cambiamenti di asset da un capo all’altro del mondo. “Non abbiamo, né vogliamo sostenere punti di vista pregiudiziali”, spiega a Forbes Ivan Pardo, il programmatore che in 16 mesi di lavoro ha sviluppato l’applicazione. “Buycott non intende dire alle persone cosa fare, vuole solo creare una piattaforma informativa, una consapevolezza negli acquisti quotidiani”.

Disponibile sia per dispositivi Apple che Android, ha fatto il suo debutto su iTunes e Google Play ai primi di maggio e, quasi fosse un titolo di borsa di quelle multinazionali messe sotto tutela, ha avuto una tale impennata di download da intasare e bloccare i server “sin da subito dieci persone al secondo hanno iniziato a scaricare l’App”, costringendo i programmatori a correre ai ripari. “Non eravamo preparati – hanno spiegato – stiamo lavorando 24 ore su 24 per migliorare il sistema”. Divertita ed entusiasta, Maureen scrive sulla pagina Facebook di “Buycott”: “La versione Iphone è davvero cool, grazie mille”, mentre Deacon osserva che “in una democrazia consumistica, acquistare prodotti conta più di come si vota” e Kit vuole finanziarne lo sviluppo: “Fantastica! Come posso inviarvi fondi?”.

Articolo Precedente

Anonymous, sotto attacco il sito del Tribunale di Roma. “Siamo ancora vivi”

next
Articolo Successivo

Google Glass, dubbi sulla privacy. Soro: “Vantaggi ma anche grandi rischi”

next