Perdere il lavoro può essere un’esperienza sconvolgente. La maggior parte delle persone, conta sul proprio lavoro per mantenere il proprio tenore di vita, e molti dal lavoro non ricavano solo un reddito, ma anche un senso di realizzazione personale. Dati i milioni di disoccupati in Europa, soprattutto in Italia, e le conseguenze che tale fenomeno comporta, sembra opportuno discutere di nuove forme di sussidi alla disoccupazione, creati secondo il metodo dei “nudges”(pungoli), ossia espedienti per influenzare il comportamento delle persone nel modo desiderato. In tal senso sarebbe ora che i legislatori europei avviassero un dibattito su una riforma più ampia, che tenga conto della proposta lanciata da Jeff Kling.

L’economista americano analizza a fondo il fenomeno, spiegando che le ragioni fondamentali per le quali i lavoratori possono restare a lungo disoccupati, sono due: una economica (non riescono a trovare lavoro), l’altra psicologica (si rifiutano di accettare un’occupazione scarsamente retribuita, pensando di poterne trovare un’altra con compensi maggiori).

Per dare un incentivo ai lavoratori, Kling suggerisce di creare i Tera (temporary earnings replacement account), ovvero conti temporanei di integrazione al reddito.

Il conto verrebbe finanziato dai lavoratori stessi durante i periodi più prosperi, per essere poi utilizzato nelle fasi di difficoltà.

Nei periodi di disoccupazione, i lavoratori potrebbero usufruire di questi conti, oppure attingere dai sussidi tradizionali di disoccupazione, godendo così di una rete di sicurezza più ampia a fronte dello stesso impiego di risorse pubbliche. Rispetto ai sussidi tradizionali, i Tera dovrebbero ridurre la durata media dei periodi di disoccupazione.

Come? I prelievi dai Tera, dovrebbero essere rimborsati attingendo dai redditi futuri, di conseguenza un lavoratore è più incentivato ad accettare un nuovo lavoro, poiché si parla dei suoi futuri risparmi. 

Kling inoltre sostiene che la sua proposta ridurrà i licenziamenti, suggerendo che le imprese si facciano carico: dei Tera per gli individui con i redditi più bassi, del finanziamento delle assicurazioni contro la perdita della retribuzione e delle assicurazioni sui rimborsi dei prestiti. Il risultato sarebbe, secondo Kling, un collegamento più diretto tra i licenziamenti e i costi diretti a carico delle imprese.

Le imprese sarebbero costrette a innalzare i salari, per continuare ad attrarre i lavoratori, che in base a questa proposta, sarebbero auto-assicurati contro la perdita di reddito.

I sussidi di disoccupazione come si sa, presentano problemi di rischio morale, poiché consentono ad un individuo di restare senza lavoro più  a lungo. Ma se i lavoratori devono finanziare la disoccupazione temporanea, usando il proprio denaro, accumulato in risparmi nel tempo attraverso i Tera, potrebbero essere sicuramente più motivati a cercare lavoro. Sicuramente più motivati, che se l’intero sussidio provenisse dalle casse dello Stato.

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