Crescere di tre spanne in altezza. Guadagnare più di dodici centimetri sul seno, ma perderne quindici nel punto vita. Poco importa se con un polso di otto centimetri non riuscirai nemmeno a sollevare una sedia, e che a causa di sottili e bellissime caviglie sarai costretta a gattonare. Raggiunte queste misure sarai una Barbie. Rehabs.com, un sito americano che si occupa di dipendenze, ha di recente pubblicato un’infografica utilizzando i dati di una ricerca prodotta dallo Yale center for eating and weight disorders. Il messaggio? Dire forte e chiaro che il corpo di Barbie è inarrivabile, incredibile e, soprattutto, malato.

Il modellino 3D di Nickolay Lamm che compara la Barbie a una ragazza americana 19enne normopeso

Con un punto vita più piccolo della sua testa “Barbie ha spazio solo per mezzo fegato e pochi centimetri di intestino”. Un collo lungo il doppio di quello di una persona normale e molto più sottile non sarebbe nemmeno in grado di sorreggere la sua grossa testa sorridente.

GUARDA L’INFOGRAFICA REALIZZATA DA REHABS.COM

E se i numeri non bastassero l’artista e ricercatore Nickolay Lamm li ha renderizzati per ottenere un modellino 3d da comparare ad una “normale” ragazza americana di 19 anni. Le sproporzioni sono evidenti soprattutto nei dettagli, ma bisogna ammettere che siamo un po’ assuefatti a questa immagine stereotipata.

Sono più di cinquant’anni che Barbie ci dice che dobbiamo dimagrire. Nel 1965 “Barbie pigiama party” aveva tra i suoi accessori rosa una bilancia che indicava sempre 50 kg  e un libro di diete in cui l’unico consiglio leggibile era “Non mangiare!”.

“L’impatto di queste bambole sulla immagine di sé e le abitudini alimentari delle ragazze è molto reale e molto misurabile”, scrivono su Rehabs.com, citando uno studio realizzato da tre ricercatrici inglesi nel 2006.  Ad un gruppo di bambine dai cinque agli otto anni sono state mostrate immagini di Barbie o bambole tradizionali. Le studiose si sono accorte che, dopo aver interagito con la bambola Mattel le bambine si sono dichiarate insoddisfatte del proprio corpo e avrebbero voluto dimagrire, cosa che non accadeva giocando con le bambole tradizionali. Certo, messaggi che incoraggiano la magrezza esasperata arrivano anche da riviste, fumetti, cartoni e pubblicità, «ma sembra che Barbie occupi un ruolo particolare nella definizione dell’immagine del corpo femminile. Soprattutto quando le ragazze sono abbastanza giovani da identificarsi con le bambole».

E se nella vita non conta solo la bellezza, Barbie è decisamente una bambola in carriera. Dalla sua nascita ha svolto più di 130 lavori. Veterinaria, insegnante di danza, presentatrice televisiva, tennista. Armata di strumenti e accessori professionali Barbie ha sempre avuto successo. In questo caso però sembra che i più influenzabili siano i genitori. Confrontando i prezzi delle bambole della linea “Barbie I can be…”, l’economista Matthew Notowidigdo ha individuato il “Barbie paradox”: Mattel vende le bambole sfruttando le speranze che i genitori ripongono nel futuro delle figlie.

Come mostra un grafico pubblicato su ‘The economist’ “Barbie ingegnere informatico” costa più del doppio di “Barbie pasticciera” e questa differenza di prezzo potrebbe non dipendere solo dagli accessori forniti nella confezione. Secondo Notowidigdo mamme ansiose sarebbero disposte a spendere quasi 30 dollari per regalare alle loro bimbe “Barbie paleontologa”, sperando che il gioco allontani le ragazze dall’idea di diventare fashion designer precarie. Dai dati emerge inoltre che le aspettative dei genitori sembrerebbero non corrispondere alle reali prospettive salariali del mercato. Spendendo meno di dieci dollari si può comprare “Barbie Pilota” e augurarsi che da grande la propria tenera bambina possa svolgere un lavoro ben pagato, viaggiare per il mondo, essere felice e non troppo preoccupata per il suo aspetto fisico.

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