La sua denuncia fece scoppiare il “caso Salemi”. Oliviero Toscani il fotografo famoso nel mondo per i suoi scatti aveva seguito nel 2008 Vittorio Sgarbi nell’avventura politica in Sicilia dove il critico d’arte era stato eletto senza fatica sindaco della città trapanese. Dietro Sgarbi (che proprio oggi ha accettato l’incarico di assessore alla Cultura a Ragusa) grande promoter un ex deputato della Dc, Pino Giammarinaro, uno degli andreottiani di Sicilia, che volle Sgarbi candidato. Lo fece eleggere sindaco a furor di popolo. Ma contro Giammarinaro puntò il dito Oliviero Toscani, indicandolo come uomo della mafia. L’esperienza amministrativa si concluse con lo scioglimento per inquinamento mafioso dell’amministrazione Sgarbi. Giammarinaro uscito assolto da un processo per mafia si è ritrovato sorvegliato speciale e adesso destinatario di un provvedimento di sequestro di beni per 30 milioni di euro.

Oggi Toscani è stato sentito dai giudici del Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani che stanno decidendo le sorti di Giammarinaro e del suo patrimonio. Citato dalla difesa, la sua deposizione è stata una spina al fianco dell’imputato Giammarinaro. Nessun passo indietro. Tutt’altro. “Qui a Salemi la mafia c’è come in qualsiasi parte d’Italia – ha detto Toscani – solo che qui più di altrove è come la colla che tutto cattura, c’è un sistema impregnato di questa colla”. Tra tanti “patti” che nel tempo hanno segnato la storia d’Italia e della Sicilia, a Salemi ci fu il “patto del tovagliolo”, proprio così, un “contratto” che Toscani ha ricordato fu scritto al tavolo di un ristorante su un tovagliolo di carta, firmato da lui e da Sgarbi. “Gli avevo chiesto di staccarsi da Giammarinaro e lui aveva promesso di farlo, firmando quell’accordo che io volli scrivere subito, salvo poi te giorni dopo scordarsene”.

“Ricordo – ha proseguito Toscani – di una riunione di Giunta dove al solito c’era presente Giammarinaro, lo affrontai e gli dissi di andare via. Io lo chiamavo Giamburattinaio, lui reagì quasi mettendosi a piangere, e Sgarbi lo inseguì fuori dalla stanza per consolarlo… ero assessore a Salemi e il mio nemico era il paese di Salemi… pensavo di potere fare un lavoro eccellente e lo avevo cominciato con un gruppo di giovani, eravamo diventati una sorta di università, ma ci siamo dovuti fermare e oggi l’esperienza di Salemi la posso solo ricordare come un magnifico fallimento”.

Oggi il rapporto con Vittorio Sgarbi, Toscani lo ha cancellato: “E’ impazzito per la sua vanità, a Milano aveva fatto un buon lavoro e per questa ragione una squadra lo aveva seguito a Salemi, ma qui fu altra cosa”, racconta il fotografo dopo l’udienza. Toscani alla fine non assolve nessuno, nemmeno i siciliani che la mafia la subiscono: “Colpa loro, non hanno diritto a essere tolleranti, qui chi sbaglia dice tre pater noster e un ave gloria e viene assolto, magari poi accade che chi come Franco Battiato dice una cosa giusta viene allontanato”. “Il mondo purtroppo ha imparato dalla Sicilia, quello che oggi accade a Milano, il sistema Formigoni, i processi a Berlusconi, è in Sicilia che hanno preso esempio…”. 

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