La Convenzione per le riforme sta per essere accantonata. Uno degli aspetti su cui ha più puntato Enrrico Letta nel suo discorso programmatico viene già messo in discussione. Ad appena dieci giorni dall’inaugurazione del governo. “I dubbi sulla sua costuzionalità sono legittimi e fondati. Ne terremo conto nelle soluzioni che proporremo”, dice Gaetano Quagliariello, che proprio delle Riforme è il ministro. Eppure il premier era stato chiaro nel chiedere la fiducia a Montecitorio: “La Convenzione deve avviare i lavori sulla base degli atti di indirizzo del parlamento. L’unico sbocco possibile è il successo”. O risutato centrato o dimissioni, aveva promesso Letta: “Tra 18 mesi verificherò se il progetto delle riforme si avvia verso un porto sicuro. Se invece si impantana tutto ne trarrò le conseguenze”.

Ma ora che di mesi non ne è passato nemmeno uno, la Convenzione è già a rischio. Dopo che è stata uno degli aspetti su cui la maggioranza si è mostrara tutt’altro che unita. Alla sua presidenza si è candidato anche Silvio Berlusconi, prima di fare marcia indietro sommerso dai niet arrivati anche dai neo alleati del Pd. Le riforme devono “confermare la centralità del Parlamento – continua Quagliarello -. La strada la definiremo nei prossimi giorni”. Secondo il Corriere della Sera il ministro ha già archiviato l’idea della Convenzione. Dietro c’è la regia di Giorgio Napolitano e il benestare dell’esponente Pd Luciano Violante. Quagliarello non conferma e non smentisce: entrando a Palazzo Chigi per il vertice di maggioranza, ai cronisti si limita a rispondere: “A Spineto questo sarà uno degli argomenti della discussione”, con riferimento al ritiro in abbazia dell’esecutivo.

Sulla svolta della maggioranza in tema riforme hanno influito le polemiche che sulla Convenzione sono piovute sin dalla nascita del governo, auto candidatura del Cavaliere compresa. Polemiche che rischaino alla lunga di mettere a ncora di più a rischio la tenuta della fragile alleanza tra Pd e Pdl. Ci sono poi quei dubbi sulla costituzionalità di un organismo formato da rappresentanti del popolo affiancati da un gruppo di nominatio ad hoc espressi dal presidente emerito della Consulta Piero Alberto Capotosti, dal politologo Giovanni Sartori e dal giurista Stefano Rodotà

Nel piano che Quagliarello sta predisponendo, la Convenzione potrebbe essere sostituita da un Comitato consultivo che fornisca pareri tecnici alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Il tutto per puntare su una maggiore centralità del Parlamento nella partita delle modifiche da apportare alla Costituzione. E per non aggiungere altri motivi di scontro nella maggioranza oltre alla diatriba sull’Imu. Tanto che da Pdl e Pd per ora non si è alzata nessuna voce a difesa della Convenzione. Mentre dalla Lega parla il presidente del Veneto Luca Zaia: “Siamo di fronte a un Parlamento che non è mai riuscito a mettersi d’accordo per fare le riforme. Se salta la Convenzione e le riforme devono passare per le Camere, l’unica soluzione è che deputati e senatori si chiudano in il conclave”.

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