Il governo è ormai pienamente insediato o, come si dice in gergo, nel pieno delle sue funzioni. Si iniziano a stendere i temi importanti per il Paese, quelli sui quali le forze politiche, durante le elezioni, avevano puntato per ottenere consenso, in particolare le misure per la crescita economica.

Eppure, ancora una volta abbiamo la sensazione che manchi qualcosa. Nell’altalena di dichiarazioni che ci propinano su Imu, lavoro, cassa integrazione, misure a tutela delle donne e così via, pesa ogni giorno che passa l’assenza pressoché totale, e dunque inquietante, di una minima attenzione per i diritti delle persone.

Sono i diritti delle famiglie formate da persone dello stesso sesso, con o senza figli. Sono i diritti delle persone ad essere libere dalla violenza e dalla discriminazione in virtù del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. Sono i diritti delle persone di autodeterminarsi liberamente nelle scelte di fine vita, per morire davvero con dignità. Sono i diritti delle coppie che desiderano un figlio, ma non possono averlo per una legge (la n. 40 del 2004) restrittiva, cattiva, e da ultimo indegna di un paese civile. 

“Civile”, già, è un aggettivo fin troppo abusato, anche dal sottoscritto. Ma è pure fin troppo fondato il sospetto che della “civiltà” abbiamo davvero perse le tracce. 

Sono “civili” le persone della nostra politica, deputati, senatori e ministri, che rinunciano ai loro programmi elettorali in nome dell’emergenza economica? E’ civile un Paese nel quale per realizzare la propria vita di coppia è necessario trasferirsi all’estero? E’ civile un Paese dove la discriminazione colpisce inesorabilmente le persone su ogni luogo di lavoro, coprendone le sofferenze col silenzio della legge, sempre in nome di altre supposte emergenze? E’ civile una società che così facilmente rinuncia alle proprie legittime aspettative per risolvere le esitazioni di una classe politica recalcitrante, ottusa e priva di dignità?

Prendiamo la promessa, flebile e in verità priva d’entusiasmo, delle unioni alla tedesca tanto sbandierate da Pierluigi Bersani in campagna elettorale. Che fine ha fatto questa promessa? Era solo un modo per ottenere i voti degli omosessuali italiani? E con un governo come questo, soggetto al continuo ricatto da parte di un PDL da sempre oppositore di qualsiasi riconoscimento in materia, come si può pensare di far discutere con serenità disegni di legge come quelli sul matrimonio egualitario presentate da alcuni esponenti di PD e M5S nelle scorse settimane?

Non si può pensare di mettere in moto l’economia senza contemporaneamente inserire nel circuito del dibattito parlamentare i diritti delle persone, che sono anzitutto i diritti di tutte le persone, uguali e pari in dignità sociale, come recita la splendida formula dell’art. 3 della Costituzione. Quella parità sociale, sogno infranto dei nostri Padri Costituenti, che va rimessa in gioco oggi più che mai, perché solo mettendo al centro la persona è possibile pensare a una società più giusta e libera. 

Il mercato, le alleanze politiche, la lotta alla criminalità, tutto questo serve a poco senza una riflessione seria sui diritti fondamentali. 

Mi piacerebbe che si ponessero ai ministri domande precise su questi diritti: come verrà dato corso alla sentenza della Corte costituzionale n. 138/2010 e alle esortazioni del Presidente della stessa Corte Franco Gallo, che ha sollecitato giustamente il Parlamento ad intervenire sul tema delle coppie gay? Come si intende applicare le numerose raccomandazioni del Parlamento europeo sul tema del matrimonio? E come il governo intende introdurre una legge contro la violenza omofobica che pure di recente ha mietuto le solite, giovani vittime?

Guardate la foto del governo al momento del giuramento dinanzi al Presidente Napolitano, o le foto dei vari sottosegretari e capi commissione eletti. E ditemi se secondo voi qualcuno è in grado di rispondere a queste domande in modo da infondere una minima fiducia in questo Paese che di diritti fondamentali ha disperatamente bisogno.

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