Che senso ha rimpinguare le casse di enti ormai “morituri”? Ma le Province lombarde non mollano e pretendono che siano confermati i 170 milioni di euro di trasferimenti statali, smentendo quanto il governo Monti aveva deciso, cioè sforbiciare dal bilancio statale quella cifra. “Su un taglio totale di un miliardo e duecento milioni di euro al sistema complessivo delle Province per il 2013 – spiega  il presidente dell’Unione Province Lombarde Massimo Sertori –  le nostre avranno una riduzione di circa 6 milioni in più di quanto preventivato. Questo andrà a incidere pesantemente su una situazione già critica”.

Sertori, che è anche il presidente della Provincia di Sondrio, uno degli enti che doveva essere tagliato, prima di essere salvato perché a tutela di un’importante specificità territoriale e poi perché della legge anti-province non se ne fece più niente, vorrebbe che ora il Governo smentisse quanto deciso da Monti, “prevedendo – spiega – che per le Province virtuose e operose come le lombarde sia possibile ridurre i tagli di almeno il 30%”. Secondo l’esponente della Lega Nord “la nostra gente deve sapere che questo riparto è stato fatto anche per trovare una soluzione al caso del tutto eccezionale delle Province campane impegnate nell’emergenza rifiuti, ma che è assurdo porre a carico di altre Province”.

Dalle parole ai fatti è passata un’altra amministrazione provinciale leghista, quella di Lodi, anche lei tra le prime a dover essere depennata. Anche se qui il Governo nel 2013 farà arrivare 5 milioni e 300 mila euro in meno di contributi pubblici. Detto questo l’ente ha promesso battaglia. Infatti, la giunta provinciale lodigiana – per bocca del suo Presidente, Pietro Foroni – ha fatto sapere che ricorrerà al Tar del Lazio per bloccare i tagli di Roma. Foroni, che è dimissionario, vista la sua nuova carica di consigliere regionale, ha parlato dei rischi di un provvedimento che toglierà al suo ente risorse necessarie per servizi essenziali al cittadino.

Gli fa eco il presidente dell’Unione delle Province d’Italia, Antonio Saitta, che dal canto suo prova a rilanciare: “Con l’eliminazione delle Province non si produrrebbero risparmi, ma aumento della spesa pubblica, visto che si metterebbe il personale in mobilità e crollerebbe il livello dei servizi ai cittadini”. Le Province, insomma, non ci stanno a essere cancellate e cercano di vendere cara la pelle. Dall’Upi fanno notare che se dovesse essere attuato quanto stabilito di recente dal decreto sui pagamenti alle imprese della Pubblica Amministrazione – uno degli ultimi atti del Governo dei tecnici – che contiene anche un netto taglio alle risorse delle Province, le stesse rischierebbero il dissesto economico. 

Il neopresidente del Consiglio Enrico Letta, lo ha però detto chiaramente, addirittura nel suo discorso di investitura: “Le Province vanno abolite”, anche se per rendere meno traumatico questo passaggio ha aggiunto che “si può pensare a una riorganizzazione delle Regioni”, e quindi  far pesare sulle spalle delle stesse gli esuberi di personale e di competenze provinciali. Per una “linea dura” anche molti rappresentanti del Pdl. Tra i quali Daniela Santanché, che ha commentato il discorso di Letta ricordando che “l’abolizione delle Province era nel nostro programma e a questo punto spero che il premier tenga fede a quanto detto”.

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