Diversi su tutto sono d’accordo sulla via da seguire: aumentare il debito pubblico.

Al di là delle enormi differenze tutti i progressisti pensano che dalla crisi si esca solo dando più soldi ai lavoratori, ai pensionati e ai disoccupati. Ovviamente su questo sono d’accordo anch’io.
Ma il problema nasce quando bisogna capire dove si prendono i soldi.
Le risposte sembrano differenti ma seguono la stessa filosofia: facciamo pagare più tasse ai ricchi e allentiamo i vincoli imposti dall’Europa al debito pubblico.
In fondo ai discorsi arrivano anche ad accennare, di sfuggita, alla necessità di semplificare la burocrazia e far funzionare la macchina dello Stato.

Non è che non sappiano che burocrazia e inefficienza costano all’Italia 140 miliardi di euro e altri 200 costano l’evasione fiscale e contribuiva e altri 130 l’incapacità di stroncare l’economia mafiosa. E altri 60 miliardi ci costa la corruzione. Ma non vedono il nesso tra efficienza dello Stato e lotta all’evasione fiscale e alla criminalità: non pensano che i problemi si risolvano con l’efficienza, loro pensano a leggi più dure.

È questa forma mentis che impedisce di vedere da dove tocca iniziare ad affrontare i problemi. Non capiscono l’origine delle cose.

Adesso pare siano tutti finalmente d’accordo sul tagliare i costi della politica e l’obbrobrio del finanziamento pubblico ai partiti.
È la priorità dei leader e anche del popolo incazzato.
Giusto tagliare questo sperpero osceno di denaro; ma il potere dei politici, il terreno dove la corruzione prolifera sono i costi della politica?
I super stipendi e i super rimborsi elettorali non sono la causa ma l’effetto del modo in cui funziona la società italiana.
Il cuore del problema sta nella burocrazia e nell’efficienza.

I politici traggono potere dal fatto che se vuoi fare una risonanza magnetica alla svelta hai bisogno di una raccomandazione.
La macchina dello Stato è un monumento al delirio disorganizzativo, alla lentezza, ai cavilli. Il primo prodotto che la politica vende ai cittadini è la necessità di inginocchiarsi ai loro piedi per ottenere qualunque cosa, dal posto di lavoro, all’autorizzazione amministrativa.
La riforma più grande per l’Italia la si può fare in un giorno e non costa nulla: rendere pubbliche le liste di attesa per gli interventi chirurgici, le case popolari e tutto il resto e lo stato degli iter burocratici.
Solo con la razionalizzazione della burocrazia e una macchina statale efficiente si stronca lo strapotere della Casta.

Ma c’è un secondo motivo per cui i politici non vedono in cima alle loro priorità la lotta per l’efficienza. Nelle segreterie dei partiti e in parlamento siedono persone che nella stragrande maggioranza sono state selezionate sulla loro capacità di parlare, non sulla loro capacità di far funzionare le cose.
Da sempre non sono i sindaci migliori ad arrivare ai vertici dei partiti. Ci sono eccezioni, come la Puppato del Pd che venne premiata da Grillo come sindaco a 5 stelle, o come il ministro Zanonato, unico sindaco di una grande città che sia stato capace di realizzare efficienza energetica… Ma sono eccezioni.

Se la lotta politica uscisse dall’Olimpo delle chiacchiere e si vedesse chi è capace di produrre efficienza, troppa gente si troverebbe senza lavoro. E non a caso il Pd ha deciso di non basare la sua campagna elettorale sul racconto dei risultati che i suoi amministratori migliori hanno realizzato. Gente come Chiamparino, Cofferati, Renzi, Veltroni si sarebbero irritati a sentir parlare di milioni di euro risparmiati, di illuminazione stradale a led, di comuni che non pagano da tempo la bolletta elettrica grazie al fotovoltaico; loro che così poco hanno realizzato da sindaci avrebbero fatto una misera figura…

Ma c’è una terza ragione che fa sì che i politici siano così poco entusiasti dell’efficienza delle istituzioni: una giustizia lenta e una burocrazia folle sono il modo migliore di tenere lontani dall’Italia gli investitori stranieri. Grazie a questa situazione l’economia italiana si è mantenuta dentro una bolla… E a lor signori va bene così. Ma sai che scocciatura se l’Italia si apre al mondo e ti arrivano degli stranieri ricchi e potenti che non sono abituati ai nostri riti amministrativi, a portare rispetto, a ricambiare i favori, a riconoscere il potere della Casta… Meglio restino a casa loro…

Ma quel che manca ancora di più ai progressisti italiani è il senso del sogno: l’idea di quel che potrebbe essere l’Italia.
Maurizio Fauri mi dice che un mister faceva allenare i calciatori in una piscina con 30 centimetri d’acqua. Così quando poi andavano in campo volavano. E Fauri aggiunge che se a noi italiani togliessero la burocrazia ci troveremmo a sbaragliare il resto del mondo, perché lavorare con la burocrazia italiana è come allenarsi in una piscina con l’acqua dentro.

A parole anche Confindustria e Confartigianato condividono questo punto di vista, come molti progressisti, ma temo che si sia ancora lontani dalla coscienza di massa che la battaglia per l’efficienza sia la cosa più importante da fare.

L’Italia è straricca! Siamo in crisi perché buttiamo via soldi e risorse. Ogni anno l’Italia perde più di 500 miliardi di euro. E ogni anno perdiamo centinaia di miliardi di Pil potenziale ucciso nella culla dal sistema dello spreco e della lentezza. Ci servono meno di 100 miliardi di euro per dare respiro agli italiani in difficoltà, migliorare i servizi, iniziare a ripagare il debito.
Non abbiamo bisogno di aumentare il debito e neanche si aumentare le tasse a chi già le paga.

Piantatela di asfissiarci con spaventose pippe teoriche: fate funzionare le cose!

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