Cosa sta accadendo a Napoli? Un clima pesante sembra aver avvolto la città. Esplosione di ordigni sotto la sede del Comune di Napoli, macabri funerali, ripetuti allarmi bomba contro il municipio e le stazioni della metropolitana, blitz improvvisi e occupazioni dei palazzi delle istituzioni. Serrate a tappeto dei commercianti (compresi gli abusivi) contro i provvedimenti di Ztl (zona a traffico limitato), blocchi stradali, scioperi indiscriminati dei dipendenti dello stesso Comune in coincidenza con manifestazioni internazionali. E se non bastasse anche la strana convergenza di una parte dei media con gruppi di pressione “talebana” sorti come funghi sui social network e inneggianti e sostenitori di una campagna, in grande stile, volta alla sistematica delegittimazione e isolamento di chi delegato con il voto, ha il dovere e la responsabilità di governare e amministrare. Non è più un attacco politico oppure diritto di critica ma sabotaggio e “attentato” al funzionamento delle stesse istituzioni che per definizione non appartengono a parti ma a tutti. Non siamo di fronte al legittimo dissenso, ma qualcosa di più.

I parziali successi dell’amministrazione arancione – forse anche solo organizzativi – restano curiosamente sullo sfondo. Un esempio sono i grandi eventi: la Coppa America, il Giro d’Italia, il prossimo concerto di Bruce Springsteen. L’aratro dell’ex sbirro Luigi de Magistris ha cacciato dai palazzi una variegata vegetazione di lobbisti e consulenti borderline. Sono stati tranciati di netto i tentacoli di personaggi ingombranti e condizionanti, uno a caso, l’imprenditore Alfredo Romeo. A chi stigmatizza di un supposto spreco di denaro pubblico ci sono cifre, invece, che certificano l’opposto contrario: ridotto il debito accumulato e lasciato dalle gestioni precedenti e aggravatosi con i tagli dei trasferimenti del Governo e per gli effetti della spending review sugli Enti locali. Il sindaco Luigi de Magistris è sotto scacco. Lui non è “dolce di sale”. Chi lo conosce lo definisce “capa tosta” e molto “barricadero”. Il fortino resta, comunque, assediato nonostante il primo cittadino abbia inviato segnali inequivocabili di rivisitazione di alcuni provvedimenti e il mea culpa su errori commessi e nodi politici non sciolti. Un bagno di umiltà, dopo un periodo di onnipotenza.

C’è la netta sensazione che Luigi de Magistris in quanto ex pm e apprendista politico non riuscirà mai (ci auguriamo) a condividere liturgie e pratiche dei professionisti della partitocrazia marchettara e inciuciona che ha sempre – nelle sue variopinte articolazioni clientelari – governato i territori. Il sindaco di Napoli ha un talento innato e forse inconsapevole nell’attirarsi addosso gli istinti più primordiali e animaleschi delle combriccole del potere. C’è un rancore e un odio che scorre nelle vene di Napoli, da sempre amministrata con l’arte del perenne compromesso, del mercanteggiare e del barare con disinvoltura al sempreverde gioco delle tre carte. E’ difficile capire una città, dove normalmente non si capisce nulla.

La domanda, insomma, ritorna e si fa ridondante: Cosa sta accadendo a Napoli? L’ho scritto e lo riscrivo consumando i tasti del Pc. E’ in corso una saldatura tra ambienti apparentemente lontani che trovano un inaspettato ma sperato coagulo e sintesi nella contrapposizione al primo cittadino. Basta dare un’occhiata al megafono di quella democrazia 2.0 tanto celebrata e sbandierata. La notifica di un avviso di garanzia al sindaco e al suo assessore al traffico per una presunta responsabilità oggettiva per la comparsa nelle strade partenopee di buche ha scatenato commenti al limite della diffamazione. Mi chiedo dov’erano questi rivoluzionari internauti quando i politici corrotti intascavano le bustarelle e facevano affari sulla pelle della città? Io lo ricordo. Erano a fare anticamera per far arrivare all’arrestato di turno, il biglietto autografato di solidarietà. Il calcolo è semplice: quando sarà libero mi sarà riconoscente e potrò chiedere più favori. I cittadini-elettori a volte sono prima di tutto clienti. Un venticello soffia e fa il paio con ciò che si muove nelle viscere della piazza. Chiariamo non ci troviamo di fronte al legittimo protestare o all’espressione del sacrosanto dissenso: è un qualcosa che ha il sapore della ritorsione, della vendetta, delle restaurazione più bassa. Una sorta di lenta e implacabile strategia di spodestamento. Una palese volontà organizzata d’imporre e dettare l’agenda del governo della città. Un tentativo bieco di riportare indietro le lancette della storia per aprire varchi e per far accomodare dinosauri da prima repubblica, “compari del quartierino”, portaborse vecchi, nuovi, rampanti nipotini di una riedizione della vetusta “banda dei quattro”. Interessi “particulari” che in molti vorrebbe coltivare nelle stanze del municipio per mettere le mani sulla città. Un popolo di conniventi abituati per indole e per codardia a convivere con il dominante status quo, un impasto di moltitudini, poggiato su di un indistinto piedistallo non sempre di galantuomini con le fedine penali pulite e immacolate.

La Napoli degli onesti che non vuole tornare indietro ora dovrebbe dare una prova d’amore: abbracciare la meravigliosa e commovente città vista e rivista nelle immagini in mondo visione trasmesse da RaiSport nel corso del Giro d’Italia. Si, una prova d’amore. 

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