Gentile ministra Josefa Idem,

siamo a venticinque! Venticinque donne che, nei primi quattro mesi del 2013, hanno trovato la morte per mano di un uomo. I numeri sono importanti, ma relativi, anche una sola donna uccisa sarebbe una cifra enorme. La dignità e la vita di un essere umano non possono essere contenute in un numero.

Lei fa parte di un nuovo governo, ma le chiedo se è davvero disposta ad andare oltre le vecchie dichiarazioni. Tutti scandalizzati e indignati in politica, ma i centri antiviolenza continuano a far fatica a tenere operativi i loro servizi perché non ci sono fondi.

Le scrivo in quanto ritengo sia necessario occuparsi anche, se non in primis, di loro: gli uomini che le violenze sulle donne le compiono. Una vittima che subisce una violenza va aiutata e supportata, ma non possiamo non prendere in considerazione anche il soggetto. Possiamo pensare che sia un mostro, un criminale, ma sarebbe troppo facile, troppo sbrigativo, se lo facciamo siamo complici della sua insofferenza e la sua insofferenza si trasforma in violenza. Chi compie il gesto violento ha la sua storia, le sue difficoltà, le sue incapacità, a volte, è lui stesso ad aver subito o a subire delle violenze e, a volte, è possibile aiutarlo a cambiare il suo comportamento.

Gentile ministra sono tre anni e mezzo che lavoro come coordinatore al Centro di ascolto uomini maltrattanti di Firenze, prima Associazione in Italia ad occuparsi della presa in carico degli uomini autori di comportamenti violenti affinché il maltrattamento in atto venga interrotto: ho parlato con decine di uomini che hanno leso la dignità delle loro compagne e le assicuro che ho potuto rilevare l’utilità del nostro lavoro in molte situazioni.

Certo fa rabbia che un uomo picchi una donna o un bambino, ma possiamo scegliere se utilizzare l’energia che dà questa rabbia per condannare il fenomeno oppure per comprenderlo. Nella mia personale esperienza è attraverso la comprensione che aiuto gli uomini a interrompere i comportamenti violenti e mai attraverso la condanna.

L’ho ascoltata in una intervista al Tg3 che parlava di creare una task force che si occupi della violenza di genere, cosa sicuramente positiva, ma si affretti perché ogni due giorni di ritardo costano la vita ad una donna e anche la vita dell’uomo che l’ha uccisa non sarà più la stessa.

Fate ciò che è necessario: tutelate le vittime, ma occupatevi anche di chi è autore della violenza.

Infine un invito, non so se lei leggerà mai questo post, mi avvalgo semplicemente della capacità di diffusione e di visibilità che mi può dare questo blog: venga a trovarci, venga a conoscere il nostro lavoro. Conosciamoci perché come lei ha giustamente detto “la prima cosa da fare è conoscere il fenomeno a fondo”. Sinceramente spero che potranno arrivarle, in qualche modo, le mie parole e che possano farle da stimolo per ulteriori riflessioni.

Cordialmente la saluto e ci auguro un buon lavoro per un obiettivo comune.

di Mario De Maglie

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