Questo primo maggio lo vogliamo dedicare all’operaio romeno morto a Velletri, schiacciato dal crollo del solaio, nella palazzina dove stava lavorando, in nero, per quattro euro, senza il minimo rispetto delle norme di prevenzione e di sicurezza. Di lui non sappiamo quasi nulla, solo qualche giornale riporta le iniziali, Y.M, persino l’età è precaria, 46 anni, 47 o 48 a seconda delle fonti.

Dei romeni che delinquono sappiamo tutto, le loro foto ci sono dispensate a reti unificate, di quelli che muoiono nei cantieri, sappiamo poco o nulla, perché in questo caso sono vittime e non rispondono allo stereotipo dominante. Ai suoi figli nessuna tv chiederà un ricordo del padre, perché non ha sparato, ma è stato simbolicamente colpito da fuoco amico, alle spalle. Sono romeni anomali, difficili da “schedare”, non fanno titolo, salvo le consuete eccezioni, a cominciare da questo giornale.

Eppure proprio la comunità romena è quella che registra il più alto numero di morti sul lavoro, in particolare nei settori della edilizia e della agricoltura. Peraltro, nel solo 2013, i decessi hanno raggiunto il numero di 145, secondo i dati raccolti da Carlo Soricelli e dal suo  preziosissimo Osservatorio (In)sicurezza sul lavoro, con una leggera flessione sul 2012, dovuta, soprattutto, alla riduzione della occupazione. Peraltro è quasi impossibile registrare il numero di morti ed infortuni, laddove si vive di precarietà, di lavoro nero, di ricatti e di mancate denunce.

Non a caso la percentuale più alta si registra nei cantieri dell’edilizia, in agricoltura, dove assai debole è il controllo dei delegati alla sicurezza e quasi impossibile il continuo controllo da parte delle autorità competenti. Non abbiamo ancora capito se il governissimo procederà alla riduzione dell’Imu, di sicuro i precedenti governi hanno già tagliato gli investimenti destinati alla prevenzione, al sostegno alla medicina e agli ispettori del lavoro, e non hanno voluto inasprire le sanzioni a carico di chi mette a repentaglio la vita altrui.

Si potrà rinunciare ad un solo F35 pur di ridare ossigeno a chi, ogni giorno si batte contro queste autentica strage almeno oggi, primo maggio, mettiamo al bando le parole “morti bianche” e “tragica fatalità…”. L’operaio romeno di Velletri non ha avuto una “dolce morte”, ma una morte sporchissima, per schiacciamento e soffocamento. No, non è stato il fato a stroncarlo, bensì il cinismo degli uomini, come sempre.

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