“Sono venti anni che passiamo da un salvatore della patria ad un altro”. Così esordisce Marco Travaglio nel suo editoriale, dedicato alle frasi cult utilizzate dai quotidiani italiani per celebrare la rinomina di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica. “Siamo passati da Berlusconi a D’Alema fino a Monti col suo loden e la sua sobrietà” – continua il vicedirettore del Fatto Quotidiano” – “ora è il turno di Giorgio Napolitano e di Enrico Letta. Ma il governo non è ancora nato e già fioccano le prime riforme. Ad esempio, quella sul vocabolario”. Travaglio passa in rassegna tutti i titoli roboanti che in questi giorni hanno incensato il Capo del Quirinale: dal Corriere della Sera a Repubblica fino al Sole 24 Ore che parla addirittura di “governo temporaneo ma non provvisorio”. “E’ come dire gravida ma non incinta” – osserva ironicamente Travaglio – “nano ma non basso, pirla ma non fesso”. Anche Il Mattino e Il Tempo hanno dedicato a Napolitano liriche e omaggi da Libro Cuore. “L’Avvenire invece ha titolato direttamente con l’acqua santa o forse col vin santo”, afferma il giornalista, che elenca anche le parole rigorosamente bandite. Una delle tante: “piazza”, invisa ad esempio a La Stampa e a Cazzullo e Battista del Corriere della Sera

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