I nostri politici qualche problemino nel gestire i mezzi di comunicazione digitali ce l’hanno. L’ultimo a dimostrare un’assoluta incapacità di comprendere il web è Federico Fornaro, senatore del Pd. Che è successo? È successo che, a quanto leggo, il senatore Fornaro ha denunciato un “attacco web” al Partito Democratico. “Da diverse ore – ha scritto – è in atto un attacco informatico sotto forma di mail seriali inviate alle caselle di posta elettronica istituzionali dei parlamentari del Pd per sostenere la candidatura alla presidenza della Repubblica di Stefano Rodotà. È una forma di pressione mediatica ai limiti della legge, che nulla a che vedere con l’esigenza di riattivare un rapporto dialettico e democratico tra elettori ed eletti”. Le email in questione arrivano su iniziativa di un comitato online per sostenere l’elezione di Rodotà a cui hanno aderito migliaia di cittadini. Insomma: un’azione di pressione, nelle parole del senatore, è diventata un “attacco web”.

Ora, in un primo momento ho pensato che Fornaro avesse solo un problema a comprendere i meccanismi che regolano i rapporti tra opinione pubblica e processi democratici. Poi, però, ci ho riflettuto un po’. Difficile che un parlamentare eletto con metodo democratico in un partito che si chiama “Partito Democratico” non abbia fatto in tempo a capire come funzioni un reale processo democratico. Tanto più che il suo sito web mi informa che è laureato in Scienze Politiche e ha 50 anni. Lasciando perdere il titolo di studio, in questi 50 anni gli sarà pur capitato di vedere uno di quei film di Hollywood in cui il protagonista dice “ho scritto al mio senatore”. O no?

Escludo anche che, dopo gli sproloqui sulla “vicinanza ai cittadini”, l’impegno per portare la politica nelle piazze con le primarie, i continui appelli al cambiamento e gli anni di strali contro la “politica lontana dai cittadini” questo sia un semplice tentativo di riportare l’attività parlamentare nelle stanzette del potere ignorando una chiarissima e cristallina volontà popolare che vuole Stefano Rodotà come Presidente della Repubblica.

Resta quindi l’ipotesi che il deficit sia in termini di cultura informatica e che il senatore pensi davvero che inviare un’email per sollecitare una decisione politica sia un “attacco web” che si collocherebbe addirittura “ai limiti della legge”. Visto che criticare senza offrire  soluzioni è un atteggiamento poco costruttivo, suggerisco al senatore Fornaro e a tutti i suoi colleghi del Pd un esercizio: selezionate e copiate i nomi dei mittenti di tutte le email ricevute, metteteli in ordine alfabetico inverso, verificate che siano in codifica ASCII, salvate il tutto in un file di testo, poi fotografatelo a monitor e analizzate l’immagine con un editor esadecimale. Il risultato sarà un’accozzaglia di lettere e cifre senza senso. Ecco: avete appena fatto un autoritratto digitale.

Articolo Precedente

Presidente della Repubblica: Marini, l’ex sindacalista che ama dar ragione a tutti

next
Articolo Successivo

Elezione del Presidente della Repubblica: quelli che…Rodotà

next