Sono le 13.30 quando la tv di Stato egiziana annuncia il rilascio di Hosni Mubarak. La notizia non fa a tempo a serpeggiare tra i social network e il passaparola dei cittadini egiziani perché arriva subito la smentita. Mubarak ha vinto l’appello per il suo rilascio – la custodia cautelare per le accuse sui crimini della rivoluzione sarebbe scaduta – ma resta in carcere per l’altro processo relativo ai reati di corruzione. Come per tutte le notizie che riguardano l’ex rais, le ore seguenti all’annuncio della tv di Stato sono un susseguirsi di notizie contraddittorie e difficili da ricostruire. Un’ora dopo, infatti, il quotidiano egiziano Al masry al youm afferma che la Corte di Appello smentisce di essersi pronunciata sul caso.

Ciò che è certo è che l’avvocato difensore di Mubarak, Farid al-Deeb, aveva presentato una richiesta alla Corte criminale del Cairo per la scarcerazione dell’ex rais. La legge egiziana prevede un periodo di custodia cautelare non superiore ai due anni, un lasso di tempo ormai superato visto che l’ex presidente era stato arrestato ad aprile 2011 per le accuse sull’uccisione di più di 860 manifestanti durante la rivoluzione egiziana. A questo però si era aggiunto alcuni mesi più tardi un nuovo processo per corruzione. Mubarak, secondo l’accusa, avrebbe usato dei soldi pubblici a scopo personale e non per effettuare dei lavori a Ittihadeya Palace, quella che fu per 30 anni la sua residenza ufficiale. Dunque la custodia cautelare riguardante quest’ultimo caso sarebbe ancora valida e per il momento impedirebbe il rilascio dell’ex rais.

I difensori dell’ex presidente avevano già fatto altre richieste di scarcerazione sulla base delle sue precarie condizioni di salute (lo scorso maggio si diffuse la notizia della sua morte clinica, poi smentita). Appelli che però sono stati rifiutati diverse volte dai magistrati. “Per quanto riguarda le notizie sulla presunta scarcerazione dell’ex dittatore, siamo di fronte a un vero e proprio incidente stradale – scrive su Twitter Bel Trew, giornalista del quotidiano di stato Al Ahram – nessuno ha idea di cosa stia succedendo”.

Le confuse notizie diffuse dai media egiziani si aggiungono al già intricato caso riguardante la ripetizione del processo per l’uccisione dei manifestanti durante i 18 giorni della rivoluzione. L’ex rais nel giugno del 2012 era stato condannato all’ergastolo, pena poi annullata dalla Corte di cassazione alcuni mesi dopo per un vizio di forma nelle indagini. Il tentativo di ricominciare il processo sabato scorso è durato pochi minuti a causa delle dimissioni del presidente della Corte per conflitto di interessi. Un gesto che lascia sempre più incerte le tempistiche del nuovo iter giudiziario. Nonostante lo scarso interesse dimostrato dall’opinione pubblica, che più che al nuovo processo Mubarak sembra più interessata alla disastrosa economica del paese, l’eventuale scarcerazione dell’ex rais potrebbe comunque portare a nuove manifestazioni e sommosse popolari. “Anche se i supporter del vecchio regime sono aumentati a causa delle difficoltà del paese, l’impatto sulla popolazione potrebbe essere molto forte – spiega Gennaro Gervasio, professore di storia del Medio Oriente alla British University of Egypt. “Come dimostrato anche dalla reazione popolare in difesa dei martiri nella seconda ondata di rivoluzione a novembre del 2011, c’è ancora la forte possibilità che la gente torni numerosa in protesta”. Per ora però, come affermato all’unanimità dai media egiziani, Mubarak resta nel carcere di Tora dove è stato ritrasferito sabato scorso dopo 4 mesi di degenza all’ospedale militare di Maadi.

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