Vogliono riportare il Bigio in piazza della Vittoria. A Brescia da qualche tempo gli antifascisti si stanno mobilitando contro il progetto di riposizionamento della statua “Era fascista”, che fu tanto cara a Benito Mussolini. La statua, un fascistissimo nudo maschile in marmo di Carrara, era stata realizzata ed eretta nel 1932 per essere rimossa dopo la Liberazione, nel 1945.

Ora l’amministrazione del sindaco uscente Adriano Paroli (Pdl), che tra poco più di un mese si presenterà alle urne per chiedere la fiducia dei bresciani, ha messo in campo un mega progetto per il recupero della statua realizzata da Arturo Dazzi e la sua ricollocazione nella sede originale, a meno di 250 metri da piazza della Loggia, dove il 28 maggio del 1974 un attentato di matrice neofascista causò otto morti e decine di feriti. Al di là del costo esorbitante dell’operazione (si parla di mezzo milione di euro), viene contestata l’opportunità di riportare in città il simbolo di un periodo storico verso cui ogni nostalgia è quantomeno fuori luogo.

Gli oppositori del progetto, con l’Anpi in prima fila, parlano di una “provocazione bella e buona” da parte dell’amministrazione comunale, che starebbe facendo di tutto per portare la statua in piazza già prima del 25 aprile, ad un mese dall’anniversario dell’attentato di Piazza della Loggia e in piena campagna elettorale. Contro la prospettiva di rivedere il Bigio in piazza della Vittoria sono già state raccolte oltre 3000 firme, una petizione totalmente ignorata dalla maggioranza Pdl-Lega.

La vicenda ha varcato i confini locali, attirando l’attenzione degli osservatori internazionali, la prima ad interessarsi alla storia della statua del Bigio è stata Lizzy Davis, corrispondente del britannico Guardian, che ne ha scritto in un articolo lo scorso 5 aprile . Come lei anche il professor James Walston, docente di relazioni internazionali all’American University di Roma, ha approfondito il tema, scrivendone in un post sul suo blog, poi ripreso e pubblicato dal settimanale Internazionale.

Nei giorni scorsi contro il progetto di recupero della statua è sceso in campo anche il comitato “Cittadini come tutti”, rappresentato da Gloria Gobetto, che ha promosso un presidio in piazza, per sottolineare come l’amministrazione negli anni sia stata indifferente alle richieste di finanziamento rispetto ai problemi dei disabili e sia invece riuscita a trovare risorse per operazioni superflue, come quella del recupero dell’Era fascista.

I promotori del progetto sono l’assessore alla cultura Andrea Arcai e l’assessore ai lavori pubblici Mario Labolani (nella foto) un passato missino e un presente in Fratelli d’Italia. Ed è proprio quest’ultimo, dalle pagine del proprio sito, a difendere a spada tratta l’operazione contro le incursioni della perfida Albione. “Il Bigio – ha spiegato Labolani – altro non è che uno dei tasselli mancanti al ripristino, in chiave filologica, dell’originaria struttura di un’intera area cui il Comune ha messo mano non per sfizio ma per precisa volontà, come altrove, di restituire alla città la sua dignità architettonica, storica ed artistica”. Insomma, nessuna nostalgia, ma la volontà di ridare alla piazza il suo aspetto originale. L’assessore Labolani poi avanza il dubbio che le parole della giornalista inglese siano state “educate” da qualche parte politica “che voglia strumentalizzare la questione proprio quando a Brescia si sta andando al voto”. E poi passa all’affondo: “Cara Lizzy Davies (l’autrice dell’articolo del Guardian, ndr): non venirci ad insegnare cos’è il nostro passato, la nostra giunta e tutti i cittadini bresciani hanno sempre pianto e commemorato com’è doveroso quelle vittime così come i caduti di tutte le guerre”.

Contattato telefonicamente, Labolani non vuole affrontare ulteriori discussioni sul tema: “Non mi interessano le polemiche – dice – noi siamo qui per lavorare” e a chi gli chiede se dopo le polemiche il Bigio tornerà in piazza, taglia corto: “Noi continuiamo con la ristrutturazione di piazza della Vittoria”.

Articolo Precedente

Papa Francesco, un mese da pontefice: rifiuta il lusso e condanna i vizi di vescovi e preti

next
Articolo Successivo

Crisi, imprenditore suicida a Pisa. Un altro si dà fuoco davanti ad un’azienda

next